L’alluvione di Trombacco

L’alluvione di Trombacco

C’era uno al bare di nòme Germano che sempre era vissuto ne’ nostri pòsti ancho se un popo’ di mondo l’avea visto faciendo ir camionista. 

E quel giorno lì invió a racconta’ di vella vorta che a Trombacco vense l’alluvione ner novantaséi.

“Allora io ero sulla Cisa cor camion telonato, venivo in giù e volevo mangia’ un arancio, ma ‘un feci a tempo…

‘Un feci a tempo perché mi cascó di mano, tantimai era ir vento, che po’ dopo mi girò pari pari cor camion e m’andó ancho di lusso…

E allòra, vedevo nero il cielo peraqqua’, succhè chiamai il mi’ amico di Gallicano… ma lu’ disse c’era il sole… oh, l’avesse mai detto: tempo du’ore principió a piove’, ma forte, tanto, grosso e sensza ismette un menuto.

E lì, sai, è un canalone, ti poi immagina’… menomale c’era la diga di Trombacco vòta e la raccolse; lì si fermó, sennò Gallicano ‘un la raccontava mi’a… ma neancho Fornaci!

C’erino tredici chilometri di nuvole a butta’ giù acqua

E di là, dalla parte di Cardoso a Stazzema, spazzo’ via ‘n paese e ci furono anche de’ morti, poveracci.

Gente che ‘un ha fatto in tempo a sortì o che erino ne’ garagi e nelle cantine…

Eeeeeh, l’acqua pol’esse péggio der fo’o, ‘un si pole calcolare, va rispettata e soprattutto van tenuti puliti i Monti, i rii e cavate sempre le fosse.”

La chiesa di San Jacopo in Gallicano

il Lustro
dario.barsotti@hotmail.it
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