Le sorbe

Le sorbe


“Col tempo e con la paglia
Maturin ancho le sorbe”

Che sarebbe a dì che tutte le situaszioni cambino continuamente sicché è méglio sempre aspetta’…

E delle sorbe n’han parlo ancho l’antichi come Plinio…

“Alcune sono tonde come mele; alcune aguzze come pere, altre ovate come son certe mele, queste rinforzano tosto.
Le tonde sono più odorose e più delicate che le altre. L’altre hanno sapore di vino”.

( Plinio – Naturalis Historia )


Le sorbe ch’enno su’ nostri monti enno velle servati’e;
sopra Vorno, po’, ce n’è un fottio.
En gialle co’ puntini, piccine tipo ‘na susina più d’una noce. La pianta ne fa a rifinì che mesze en verdi e gialle sull’arbero e mesze gialle e maroni, velle cascate, che le raccatti in tèra.
Per mangialle c’è da mettile a maturà nella paglia ar cardo perché così, appena còrte en aspre come i cacchì acerbi. E mature vor dì guasi marce, fermentate: la buccia doventa tutta marone e drento en dorche, farinose, granellose e dorci.
Infatti, a parte a Cristiani, ni garbino ancho all’uccelli e all’animale der monte.
Se ‘un si mangino colla bocca , quando en fatte, ci si pòle fa’ le marmellate e il liquore.
Che già i romani anti’ ce lo facevin la CEREVESIA che era tipo una bira, un sidro, fatta col grano insieme ( l’ha ditto uno che di nome Virgilio che facieva la guida a Dante.

E Dante ner su’ inferno dicieva:

“ed é ragion, chè tra li lazzi sorbi

si disconvien fruttare al dolce fico”

( Dante – canto XV -Inferno )

Non è ragionevole che le persone buone
Stiano in mezzo alle persone cattive

Nota: La profezia dell’esilio di Dante di Brunetto Latini vuole che dica al sommo poeta ( il dolce fico nella metafora ) di star lontano dai costumi e dalle logiche dei Fiorentini ( i lazzi sorbi )stimati come popolo superbo, ingrato ed avaro.

“Lucchesi sorbe” 

Sì ch’en “sorbe”

i mi’ lucchesi!!!

Ti di’o doventin mature

no’ a ventuno

forse per gamba!

‘Un serve  paglia

a nimm’ o uno,

e neancho la tóre dell’òre:

Più l’amori, po’ i fraintesi

E le ‘ose indate stòrte.

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il Lustro
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