Sul calesse con Quartuccio

Sul calesse con Quartuccio

Ner ’47 la gran Lucchese der bombe’ Ugo Conti fu promossa in serie A e il mi’ nonno Ruggiero, di mestiere vetturino co’ licenza regolare, era ir tassì de’ gio’atori per inda’ allo stadio vando gio’avino ‘n casa.
Allòra i gio’atori, ch’erino tutti ragaszotti alla bòna, mi’a come òra che guadagnino un mucchio di vatrini, per gio’o ni dettero fòo alla carosza del mi’ nonno, ma po’ la società carcistica ni ricompró subito nòva…

Inda’ a scuola coll’autista privato e ‘n carosza ‘un è mi’a da tutti! In carosza ci van i signori e li stranieri a cose normali…il mi’ nonno però ci porta tutti, ancho i disgrasziati, che po’ varche vorta ‘un lo paghino neancho e a lu’, che è omo di cuore, ni torna male chiede, sicché quando po’ torna a casa senza i sòrdi, c’ha ancho da sentì brontola’ la moglie, la mi nonna.

Lu’ scende da Santallessio, mi cari’a a Salicchi e po’ via dar Giannotti, saluta i su’ amici der bare e l’oste Buatino e mi lascia a scuola.
Te lo immagini te i mi’ compagni quando mi vedan arivá? Tutti dintorno ar cavallo, chie vòle monta’, chie discore cor mi nonno…

Perché ir mi’ nonno Ruggiero Giusfredi a Lucca lo conoscan tutti, è un personaggio che ni voglion tutti bene ar mi nonno e lo chiamino Quartuccio.

“Quartuccio” sarébbe a di’ un quartin di vino, vello che beve’ lu’ a pranszo: né una goccia di più ma neancho di meno.
Ir bicchiere po’ ni garba meszo scemo, no’ pieno tutto.
Una vorta che era lì da Buatino a beve’ o a légge ‘r giornale, ir cavallo détte di matto che scarciava, mugghiava e s’arzava sù cattivo imbestialito; e lu’ tranquillo, come Cecco, stava a sedé drento…
Alla fine vensero a chiama’ mi’ pa’ perché la gente der Giannotti erino tutti dintorno a guarda’ spaventati e ‘un sapevin come fa’.
Alla fine vense fòri Quartuccio, bello lustro cor su’ bicchiere in mano e disse di montanni in groppa e danni un morsotto all’orecchio…e ‘r cavallo smise, povero Sciarlotte.

Una cartolina postale d’epoca raffigurante Quartuccio

Il retro della cartolina con la formazione della mitica AS Lucchese

Una litografia dal ritratto del Fontirossi

Roba, che se lo fai òra, minimo minimo t’arestin!


Oh la su’ canina?!?
Lo portava nella cassetta davanti accanto a lu’ e al fiasco di vino..pareva parlasse vella canina lì! Sai vante n’averebbe potute racconta’?
Una vòrta, cor su ami’o Sanguigni, ch’era uno tutto nero di carnato che sembrava marocchino, lo vestittero da Maragià e indarono a Viareggio. Stettero via tre giorni a mangia’ e beve a scrocco ar Principe di Piemonte e al Margherita; po’ lorovì se n’accorsero che ‘un era un principe e che ‘un era neancho indiano, sicché li spedittero e mi sa che stiedero anche in San Giorgio ‘na nottata, ancho se la mi nonna ‘un me l’ha mai detto.

Il caffé Margherita dove il maragià Sanguigni con Quartuccio realizzarono lo scherzo

Ir mi nonno, se lo voi trová, basta andá a Lucca, alla staszione o in piasza Grande, ar bar Savoia. E’ quello cor calesse, la giacchetta, ir cappello e colla canina accanto… po’ basta chiede a chi passa; perché lo conoscan tutti ir mitico Quartuccio.

Testo de Il Lustro                            ispirato ai ricordi narrati da un nipote

Lucca com’era: Quartuccio

Gli spostamenti di persone o cose erano minimi e solo per eventi particolari. Uno dei più richiesti era il trasporto alla stazione ferroviaria se si dovevano portare ingombranti valige, oppure in occasione di cerimonie, quali matrimoni, battesimi o prime comunioni. A questo scopo il servizio era offerto, spesso su prenotazione di giorni, da alcuni vetturini che, con il loro baldo cavallo, erano il servizio taxi di quegli anni.
Le stalle con la rimessa per la vettura e l’animale, naturalmente, erano anch’esse ubicate in centro città. Una di queste era in Via dell’Angelo Custode successivamente sede di un locale PUB, mentre un’altra, forse più famosa, era quella di Ruggero Giusfredi Quartuccio, forse così soprannominato perché solito assaggiare del buon vino in una fiaschetteria di via Fontana fra un servizio e l’altro. Una figura che certamente ha fatto la storia della città.

Le postazioni di norma erano in piazza Napoleone o a San Frediano.
Le vetture trainate da cavalli erano numerose anche per il trasporto merci, per cui si presentava la necessità di avere un maniscalco che sostituisse gli zoccoli degli animali o per fare assistenza tecnica ai carri. Uno di questi artigiani, peraltro molto frequentato, aveva la propria officina piazza San Gregorio in un fondo oggi adibito ad autorimessa privata.
Agli inizi degli anni 50 cominciarono anche ad essere presenti alcuni noleggiatori di auto con conducente, come il Volpi di Via Busdraghi, il Minciotti di Via San Paolino, il Cav. Lucchesi in pazza dei Cocomeri o l’Autonoleggio Giglio.
Anche in questo caso si dava inizio ad un’altra era.

di Carlo Rossi

La bravissima Marika attuale vetturino cittadino in uno scatto di Claudio Lazzerini

il Lustro
dario.barsotti@hotmail.it
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