Intorno all’INCIS

Intorno all’INCIS

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L’edificazione della prima metà del novecento, ebbe compassione di una piccola superficie di terreno a forma triangolare compresa fra via Giovanni Pascoli e via Idelfonso Nieri.

Fortunatamente quel triangolo è riuscito a sopravvivere anche alle selvagge costruzioni dell’immediato dopo guerra, del boom economico nonché agli appetiti del regolamento urbanistico del 2004.

Noi ne usufruivamo saltuariamente perché il teatro dei nostri giochi era il grande giardino dell’INCIS. Tuttavia non di rado ci spostavamo alla pinetina ma anche lì.

Forse questo piccolo spazio meritava una destinazione più nobile, che so, un monumento, piante corredate da aiuole. Purtroppo oggi è dimora di una centralina tecnica, credo del gas.

Durante la guerra fu programmata a Lucca una visita del Duce. Quale migliore occasione per accoglierlo in questo angolo, accanto ad una della opere di cui il fascismo andava fiero e cioè i palazzi dell’INCIS, costruiti per alloggiare gli impiegati dello stato? Ed infatti fu così. C’era un’agitazione in giro fra chi aspettava con ansia quel momento e chi ne avrebbe volentieri fatto a meno. Finalmente giunse il giorno fatidico. La mattina presto, noi ragazzi delle scuole Giuseppe Giusti di via pisana e quelli del vicinato, fummo inquadrati su quel pratino come tanti soldatini. Non ricordo come eravamo vestiti. Io e mio fratello Pier Giorgio certo non potevamo avere le tenute da balilla e da figlio della lupa che nonno Fortunato ci aveva portato da Firenze perché babbo, che era fortemente antifascista, dopo aver rampognato nonno per il regalo non gradito, usò le bande bianche che si incrociavano sul petto delle divise per farne tomaie per gli zoccoli. Passavano invano le ore. Ogni tanto arrivava un vigile in bicicletta che informava sui tempi. Il sole si era fatto alto. Noi eravamo sempre più insofferenti. Verso le tredici l’ultima staffetta portò la notizia che il Duce era in grave ritardo sui programmi per cui la manifestazione all’ INCIS era stata soppressa. Fu dato l’ordine di sciogliere le righe. Una delusione per l’inutile fatica ma anche una grande liberazione perché eravamo ormai stremati.

Durante l’occupazione i soldati americani avevano allestito nel pratino in questione varie attrezzature per attività ludiche fra cui un ring dove boxavano e sfidavano i lucchesi a combattere. Per superare reticenze promettevano sigarette, chewingum e soldi, cose rare a quei tempi. Un giorno, forse non per caso, passava lì davanti Ivano Fontana che noi conoscevamo bene come pugile molto bravo, tanto che poi diventò addirittura campione italiano dei pesi medi. Già da allora era ben palestrato ed allenato. Il suo fisico non impressionò un soldato biondo, un pezzo di marcantonio alto quasi due metri, che lo invitava a combattere. Fontana si scherniva facendo finta di non volerne sapere; dopo molte insistenze e promesse accettò la sfida. L’americano cominciò a stuzzicarlo con colpetti che Fontana abilmente evitava. Non riuscendo però a colpirlo, cominciò ad innervosirsi aumentando forza e intensità dei pugni, ma non la precisione. Mal gliene incolse. Fontana aspettò che si scoprisse e sferrò un sinistro tremendo. Il malcapitato finì a terra come un pezzo di piombo; fu subito aiutato a rialzarsi dai commilitoni ma anche dallo stesso Fontana. Noi ridevamo fieri del nostro concittadino. Tutto fortunatamente finì con risate ed abbracci anche da parte dell’americano che preferì far buon viso a cattivo gioco pagando a malincuore il pattuito.

Nello stesso periodo, dietro l’INCIS lato ferrovia, presso la fontana tolta molti anni fa e purtroppo mai più ricollocata, al termine di una giornata di duro lavoro alcuni soldati americani si rilassavano suonando un po’ di tutto ma soprattutto tanta musica jazz, cosa del tutto nuova per i nostri orecchi educati alle melodie di Taioli, Consolini e Villa. Sarei stato ore ad ascoltarli. Mi affascinava la batteria con quegli spazzolini metallici strusciati sulla cartapecora del tamburo e la bacchetta che ritmicamente andava a colpire il triangolo ed il piatto di ottone. Fu così che imparammo a conoscere ed apprezzare “in the mood” di Glenn Miller ed altri pezzi musicali che ci avrebbero accompagnato a lungo nel dopoguerra ed oltre.

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di Gian Paolo Licheri

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https://www.youtube.com/watch?v=6vOUYry_5Nw https://www.youtube.com/watch?v=c2aqHGaSxRI

il Lustro
dario.barsotti@hotmail.it
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