Lucca com’era: il Calzolaio e ombrellaio

Lucca com’era: il Calzolaio e ombrellaio

…nel contempo emergevano nuove attività delle quali alcune, opportunamente adeguatesi ai tempi grazie all’intelligenza e professionalità degli imprenditori, sono ancora ottimamente in servizio. E’ il caso, ad esempio, di Bruno Presentini da anni stimato ottico e commerciante di articoli per scrittura, che intraprese la propria attività cominciando a riparare penne stilografiche ed occhiali nella piazzetta di fronte alla chiesa di San Cristoforo su una minuscola bancarella su ruote dove, oltre all’essenziale piccolo piano di lavoro, aveva collocato anche un paio di vetrinette espositrici. Solo dopo alcuni anni lasciò questa sistemazione per andare in un piccolo fondo in via Roma, per poi ampliarsi sempre più e trasformarsi in un importante punto di riferimento per la cittadinanza .
Conosciutissimo era anche il venditore di chicchi Sergio Sergi che all’inizio della sua altrettanto valida carriera di venditore di dolciumi e bomboloni, si era organizzato collocando una semplice cassettina di legno sul portapacchi posteriore della sua vecchia bicicletta. In tale contenitore trasportava caramelle, gomme da masticare e piccoli dolciumi che commercializzava con successo all’uscita delle scuole.
Molto richieste erano le caramelle che contenevano, sotto l’incartamento, le prime raccolte di figurine che avevano come soggetto istantanee dei campioni di ciclismo del tempo.
Ricercate erano quella in cui Fausto Coppi transitava fra la neve in cima allo Stelvio, oppure l’altra famosa dell’arrivo da vincitore del Tour de France di Gino Bartali, mentre Koblet, Bobet, Van Steembergen o Fiorenzo Magni erano meno appetibili.

un banchetto da Calzolaio


Una ulteriore categoria di artigiani particolarmente ricercata e quindi molto presente sul territorio era quella del calzolai. Le scarpe erano un bene prezioso per la loro manutenzione necessitavano di rinforzi sia in punta che in tacco, oltre naturalmente alla periodica risolatura che veniva effettuata quando il cuoio della pianta presentava già vistosi buchi da consumo. Ancora non esistevano materiali di gomma, per cui la protezione dei punti critici veniva effettuata con l’applicazione di appositi accessori in metallo fissati con specifici chiodi. Nel successivo immediato camminare l’impatto fra questi ed il terreno era fonte di un costante particolare rumore che ricordava i ballerini di tip-tap. Non era raro che alcuni di questi chiodi forassero la suola procurando piccole ferite al piede del malcapitato, il quale doveva tornare dal calzolaio e provvedere con urgenza alla ribattitura. In via dell’Angelo Custode c’era il Maffei, mentre in via Sant’Andrea lavorava il Del Guerra. Anche in Via Guinigi.
era sede di un ciabattino, ma molti altri ancora lavoravano in casa con clientela acquisita con il passa parola.
Un altro mestiere di alto pregio era quello dei restauratori di opere d’arte che potevano essere trovati in via San Martino e Via Sant’Andrea.
Negli spalti fuori porta San Donato, così come in alcune strade era abbastanza comune imbattersi in artigiani che rinnovavano i materassi utilizzando arcaici marchingegni costituiti da tavole di legno dondolanti ed irte di aculei. Queste, ad ogni passaggio restituivano alla lana o al vegetale che costituivano l’anima della materassa stessa, la giusta compattezza e morbidezza che avrebbero consentito di poter riposare in tranquillità.

di Carlo Rossi

 

la suggestiva Corte del Pesce dove avava sede un Ombrellaio cittadino

 

il Lustro
dario.barsotti@hotmail.it
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