La giusta china per la giornata

La giusta china per la giornata

Ner ‘74/‘75 la Lucchese di Ezio Volpi faceva un po’ su e giù come i nostri vecchi che un giorno stanno un popoino méglio e quello dopo stanno péggio. 

Alla fine arrivò settima e il campionato di serie C lo vinse il Modena; ci superò anche il Sangiovese, il che è tutto un dire… , ma per fortuna il Pisa restò dietro.

Quando sei a fa’ colazione di discore n’hai poga voglia e pogo ti rinvieni.

Poterebbe casca’ il mondo e ‘un te n’accorgi ma se vola una mosca, vella sì che ti da noia.

Sentitti di’ “ ‘na china, Beppe “ e mi girai curioso -Guasi sentissi ‘r diaule- ché erin l’otto sienno’ e la gente tutta chie pigliava ‘r macchiato chie ‘r cappuccio colla pasta.

Luqquì, un vecchietto bello dritto e salutifero dev’essisene accorto…

Allora ha proferito:

“Oh Nini, vest’anno en ottantaséi!

La china fa bòno a tutto ir corpo, che credevi … fusse roba da briai?!?

Quando c’arivi alla mia ( età ndr ) chiamimi che ti vo’ vede’!

 

La china, o elisir di china, è un liquore di media gradazione di colore scuro dal gusto, gradevolmente amaro, d’erbe. 

Contiene le tinture e estratti di varie piante officinali ( ed anche cannella, chiodi di garofano e noce moscata ) ma soprattutto quelli di corteccia della China calisaia, una pianta originaria delle Ande legata a varie guarigioni miracolose e leggendarie di Re e Regine. Fino alla metà dell’Ottocento fu forse il solo farmaco antimalarico dopodiché divenne piuttosto un amaro digestivo conservando comunque i suoi principi attivi. 

Il chinino, anch’esso estratto della corteccia di China, veniva venduto fino al dopoguerra negli “appaltini”, le tante rivendite di tabacchi, presenti sul territorio ed anche a Lucca, assieme ai sali, giunti dalla zona di Volterra, ancora usati in pasticceria, dagli intenditori e da molti addetti ai lavori.

Della Chinona officinalis, le cui bacche pare siano arrivate in Italia nel 1600 con uno dei tanti viaggi dell’esploratore gesuita Bernabó Cobo, veniva inizialmente estratto questo chinino dalla corteccia facendola macerare con il vino. Oltre al chinino, prima del liquore “china” ( farmaco poi amaro digestivo e tonico ) si produceva un vino chinato che ebbe anch’esso proprietà curative fino al XVIII secolo contro peste, malaria e altre malattie o patologie meno gravi legate allo stomaco ed all’apparato digerente.

La china più famosa a Lucca è quella che il Dottor Pasquale Massagli, titolare dell’omonima farmacia ( ancora operante nella sede originaria in San Michele ), iniziò con successo a produrre dal 1855. Quando la malaria del XIX secolo si abbatté su Lucca, la china Massagli, la cui ricetta rientra nella Farmacopea ufficiale in quanto ad uso medicinale, curò i concittadini con i principi attivi legati alle proprietà del chinino presenti nel chinino.

il Lustro
dario.barsotti@hotmail.it
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