Frankenstein e la nobiltà di Bagni

Frankenstein e la nobiltà di Bagni

“I Bagni in eterno vivranno,

seppur lor bellezze incantate

ridite i poeti non sanno”

Richard Church (1958)

Ricostruire nella propria mente uno scorcio della Bagni di Lucca di inizio secolo scorso non è difficile; basta immaginare le serrande alzate dei negozi, i giardini curati degli alberghi, le persone per le strade, i calessi che corrono su e giù con i passeggeri, i clienti seduti ai tavoli dei ristoranti.

Se solo cento anni fa si poteva alloggiare in oltre 80 strutture, curarsi in 7 stabilimenti termali e giocare nelle sale di 3 casinò figuriamoci nei tempi ancor più antichi, come, ad esempio, gli inizi del 1800.

La  nobiltà di tutta Europa aveva costruito una propria residenza esclusiva nella raffinata e viva cittadina. Una specie di status symbol a cui era impossibile sottrarsi per esser considerati Vip nei vari campi nobiliare, politico, culturale o artistico. 

Le tante ville di proprietà dei reali (Bonaparte poi Borbone) e delle famiglie signorili lucchesi erano il teatro di un continuo viavai di ospiti e amici. I più importanti si muovevano con un corteo di accompagnatori e servitù che, per i più facoltosi, poteva vantare oltre le duecento persone. Locali e sale da gioco si dividevano per nazionalità; quale era inglese, quale austriaca o francese, quale italiana.

Nella zona più alta, chiamata “alle piscine”, un prototipo di villaggio rinascimentale vedeva le tante dimore nobiliari l’una accostata all’altra senza alcuna divisione o limite.

I reali poi, amavano circondarsi dell’intrattenimento di teatranti, poeti e scrittori in un’autentica corte: la più importante del mondo di quell’epoca.

Un teatro accademico rappresentava commedie e grandi classici a fianco del Circolo dei forestieri, casa da gioco invernale del jet-set e centro della splendente cittadina.

E’ in questo contesto ottocentesco, nel pieno del  “romanticismo”, che si riscoprono i sentimenti e le passioni, dalle più elevate alle più cupe, sfiorando talvolta il grottesco e le tinte più scure.

Il 1818 è l’anno in cui Mary Wollstonecraft Godwin si trasferisce in Italia ed arriva nella casa Bertini di Bagni di Lucca per passare l’estate .

La donna sta vivendo un’intensa e burrascosa storia d’amore con  Percy Bysshe Shelley, il famoso poeta inglese.

La sorella di Mary, Claire, è l’amante di Lord Byron e con  il nobile si intrattiene talvolta dalla sorella in Italia.

Mary, da grande scrittrice e conoscitrice delle oscure dinamiche dell’animo umano ha appena convogliato il suo dramma in una creatura immortale: “ Frankenstein o il moderno Prometeo “ 

Il romanzo narra delle vicende del dottor Victor Frankenstein che, affranto dalla perdita dei suoi cari , sogna di produrre un essere umano intelligente, immune dalle malattie ed immortale; per un attimo vi riesce dando vita ad una creatura, assemblata da parti di vari cadaveri, che sembra possedere queste caratteristiche.

Il “mostro” si trova però a fare i conti con l’odio degli umani e soprattutto con la solitudine, quelli che poi sono il vero dramma del dottor Victor F..

La Casa Bertini, dimora di Mary e Percy

“Niente e’ cosi’ doloroso per gli esseri umani come un grande ed improvviso cambiamento.”

“Non riesco a capire perche’ gli uomini che sanno del bene e del male possano odiarsi ed uccidersi l’un l’altro”

“Quanto e’ pericoloso l’ottenimento della conoscenza e quanto e’ molto piu’ felice quell’uomo che crede la sua citta’ natale essere il mondo, di colui che aspira ad essere piu’ grande di quanto la sua natura gli permettera’.”

“Entra nella casa del lutto, mio amico, ma con gentilezza ed affetto per coloro che ti amano, e non con odio verso i tuoi nemici.”

( da Il Frankenstein di Mary )

Il Frankenstein del film

Scritto all’età di 19 anni, tra il 1816 e il 1817, il romanzo horror fantascientifico viene pubblicato a Londra nel 1818, anno dell’arrivo di Mary a Lucca, e sarà rivisto in una edizione successiva del 1831.

L’idea nacque in Svizzera nel 1816 durante un soggiorno con Percy Shelley e l’amico J.W.Polidori.

Di Bagni di Lucca Mary scrive nelle sue lettere di apprezzare il piacevole silenzio, le cime pittoresche, i deliziosi castagneti…

Il compagno Percy poi, ama i boschi, adora Pratofiorito, le nuvole vagabonde del cielo e le acque fresche della Lima; una “fonte” di grande ispirazione per il poeta che gli abitanti del posto chiamavano “l’inglese alto”.

Sicuramente ritroviamo Lucca nel successivo romanzo di Mary, quello sulla vita di Castruccio Castracani edito nel ‘23, che viene ambientato e vede le citazioni di vari luoghi lucchesi.

Il soggiorno a Bagni di Lucca degli Shelley durerà solo un’estate, alcuni mesi molto intensi e burrascosi per il poeta e, spero, più sereni  per la scrittrice.

Pur non essendo possibile cronologicamente, amo pensare che nel celebre ed eterno romanzo di F. ,  con vari sequel cinematografici di ogni genere, vi sia un po’ della nostra terra incantata, magica e leggendaria.

il Lustro
dario.barsotti@hotmail.it
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