Viareggini pesciai

Viareggini pesciai

Viareggini pesciai ???

La Toscana è terra di campanilismi.

Le varie province e gli stessi piccoli borghi sono spesso divisi da aspetti culturali o storici che provocano alcune “antipatie” che, per fortuna, attualmente sfociano soltanto in goliardici sfottò e “prese per el culo” legate ai luoghi comuni che dipingono le varie genti.

Il libro di Curzio Malaparte “Maledetti Toscani” descrive con sagacia il carattere dei tanti popolini abitanti la nostra regione.

Lucca vive la propria rivalità soprattutto con Pisa con cui ha intrapreso varie guerre nei secoli e della quale ha subito una dominazione.

E Viareggio?

Il viareggino ha nel suo DNA una certa avversione al lucchese dal quale si ritiene diverso in tutto e dal quale ha sempre cercato di svincolarsi. La bellissima canzonetta viareggina, una rappresentazione vernacolare teatrale davvero esilarante, e lo stesso conosciutissimo carnevale, apostrofano il lucchese come un gran tirchione incapace di godere delle gioie della vita ( mare, amore, passioni )  in quanto reso cieco dal chiodo fisso del denaro.

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Il lucchese dal canto suo, chiama Viareggio “Marina di Lucca” per far valere uno storico controllo sul suo approdo al mare. All’accusa di avarizia risponde scrollando le spalle e controbattento che sono piuttosto i viareggini ad essere scialacquoni.

Altro epiteto utilizzato è “bagnino” per sottolineare la stagionalità dei lavoranti della costa che è poi la fonte di reddito più importante per una località turistica; il lucchese, però, ancorato ad un’economia più tangibile come quella del mattone, ritiene forse questo business come poco stabile o credibile…

Capita anche che i lucchesi chiamino i viareggini “pesciai” facendo di ogni l’erba un fascio.

L’appellativo “pescatori” o “venditori di pesce” è da considerarsi inadeguato perché, per tradizione, il popolo viareggino è sempre stato poco pescatore.

La storia, anche quella meno recente, riporta di naviganti su barche da commercio, golette a vela ( “barcobestie” )e comandanti o equipaggi di yachts. A terra stavano invece gli artigiani che costruivano le prestigiose imbarcazioni conosciute in tutto il mondo e tutto l’indotto della cantieristica.

La pesca a Viareggio aveva poca rilevanza, era una pesca stagionale, quasi individuale e non organizzata.

Lo sviluppo di questa attività avvenne dopo la prima guerra quando l’aperta città marinara accolse i trabaccolari ovvero i pescatori a strascico ( normale o con ramponi ) di San Benedetto del Tronto.

Le imbarcazioni chiamate “trabaccoli” erano diffuse in tutto l’Adriatico.

Un primo flusso di migrazione di queste genti era già arrivato sulla fine del 1800, questo secondo fu quasi obbligato in quanto il mare Adriatico era insicuro perché cosparso e residuato di mine.

Le barche arrivarono a bordo dei treni come gli equipaggi, poco più tardi le famiglie raggiunsero i pescatori e si andò a costituire, specie nella Darsena, una gran comunità.

La trabaccolara alla viareggina è una ricetta povera che utilizza il pesce di scarso valore commerciale ( per tipologia o pezzatura ) o invenduto. 

Si utilizza nella preparazione la “muccigna” ( in dialetto marchigiano “mancia” ) ovvero il secchio di piccoli pesci regalato a fine giornata di lavoro ai pescatori.

Dopo la seconda guerra fu la volta dei pescatori napoletani e più recentemente arrivarono quelli siciliani mossi dall’impoverimento dei loro mari.

Negli anni ‘90 le imbarcazioni da pesca tra La Spezia e l’Isola d’Elba arrivarono ad essere circa quaranta.

La pesca più rilevante è quella del pesce azzurro ( acciughe, sardine, sugherelli, sgombri…), una tecnica utilizzata la lampara ( da cui il nome della barca ) con una lampada molto potente installata sul peschereccio per attirare i branchi catturandoli con le reti.

La pesca segue poi una stagionalità, il sugherello si pesca da marzo/aprile a giugno, la sardina fino a giugno, le acciughe da luglio a settembre e così via.

Il tramaglio è invece un tipo di pesca che sfrutta una rete di tre maglie ( da cui il nome ), lasciata flottare nel mare e sorretta da galleggianti, in cui il pesce rimane impigliato.

Da segnalare in quanto presente nei fondali al largo di Viareggio, il pesce nero. Una ricciola di fondale della famiglia del Centroloforo, di colore scuro e dagli occhi molto grandi, che talvolta viene catturata casualmente con lo strascico a grandi profondità ( 7/800 metri ).

Un pesce normalmente sui 15/ 20 kg dalle carni bianchissime e molto prelibate, utilizzato in alcune ricette tipiche versiliesi.

“Siam tutti coltellacci” …. recita una famosa canzone, molto attuale visto che ci siamo quasi, del #CarnevalediViareggio. I viareggini DOC hanno nel sangue due sole cose: mare e carnevale. Terminato l’uno si inizia a pensare all’altro. I “coltellacci” altro non sono che i cannolicchi , un mollusco contenuto un una conchiglia stretta e lunga che vive “piantata” nella sabbia. Per motivi di tutela delle specie marine ora non posso più essere estirpati dal loro habitat ( esisteva una specie di ferro occhiellato per “svergerli”…) ma vengono raccolti quando stracca il mare. Le onde li rilasciano in alcuni punti dove il mare risacca.

“En cotti i nicchi!” Le arselle

il Lustro
dario.barsotti@hotmail.it
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