Lucca com’era: la Manifattura de’ Tabacchi

Lucca com’era: la Manifattura de’ Tabacchi

Dai primi anni del 1940 fino al 1970 ho vissuto all’interno delle mura urbane. In quei tempi la vita si svolgeva tranquilla, tipica delle città di provincia medio piccole. Oltre che dal segnale orario delle 13 e delle 20 trasmesso per radio dalla RAI, il trascorrere del tempo era dato da tre diverse fonti locali: dai rintocchi della Torre delle Ore e dalle sirene di due fabbriche che segnalavano l’ora di entrata e di uscita delle maestranze: la Cucirini Cantoni Coats e la Manifattura Tabacchi, meglio conosciuta come “l’appalto”.  Il loro segnale si spandeva per chilometri in tutta la piana ed era la fonte che scandiva il ritmo quotidiano a tutta la popolazione. Tali stabilimenti avevano migliaia di addetti  ed quasi ogni famiglia lucchese ha avuto, negli anni, almeno un componente che vi ha lavorato. La sirena, che le maestranze chiamavano abitudinalmente “tuta”, inviava il primo segnale alle 7,45 quale avviso di ingresso del personale ed alle 8,00 si ripeteva per segnalare la chiusura dei cancelli. Altre diffusioni erano alle ore 11,30, alle 12,00 ed alle 16,00 rispettivamente per i turni della mensa e per la fine della giornata lavorativa.

Dopo aver superato la “fruga” ossia l’ispezione per la verifica di eventuali trafugamenti di tabacco, i circa 1800 dipendenti che operavano nella sede di Via Vittorio uscivano dal portone principale come una marea umana. Molti attraversavano la strada per correre verso il seminterrato del palazzo a quei tempi adibito a cinema e  dopolavoro, dove era allestito un enorme parcheggio. Qui avrebbero recuperato la propria bicicletta o i primi motorini per rientrare quanto prima a casa. Alcuni gruppi, in particolare abitanti nella zona di Nozzano o di Santa Maria del Giudice, si dirigevano verso il punto d’incontro con una delle diligenze trainate da cavalli che effettuavano il servizio di trasporto.

Un cospicuo numero di persone rimaneva però in zona dove numerose bancarelle, che vendevano frutta, verdura, fiori o piccole confezioni,  sostavano in attesa dell’esodo giornaliero. L’economia indotta da tali comportamenti era significativa sia per un numeroso gruppo di ambulanti, sia per i vari negozi che  operavano nella zona e per i quali era prassi diffusa che le “sigaraie” acquistassero a credito effettuando il saldo a fine mese il giorno del pagamento del salario.

Fra le curiosità dell’epoca mi sembra giusto ricordare due personaggi ben conosciuti nell’ambito esterno dell’Appalto: il primo, Stefano, era un biciclettaio di via del Crocifisso e l’altro il custode del complesso intorno alla Chiesa di Santa Caterina. Ambedue erano il punto di riferimento fisso per il deposito di pacchetti, scatole e materiali vari che non potevano entrare all’interno della manifattura o che dovevano essere consegnate a richiesta dei destinatari.

di Carlo Rossi

il Lustro
dario.barsotti@hotmail.it
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