Tirchiaggine fossilizzata lucchese

Tirchiaggine fossilizzata lucchese

 

Lucca, un tempo terra di nobili signori, notai e mercanti mantiene tutt’oggi un buon livello di benessere economico.

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I soldi, da che mondo è mondo, si accumulano con le entrate ma soprattutto si accrescono conservandoli cioè non spendendoli.

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Secondo infondate dicerie i lucchesi, parimente ai genovesi, sono molto parsimoniosi.

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Lo sanno bene i viareggini che, nella loro canzonetta e carnevale, hanno più volte ironizzato e caricaturato questa peculiarità dell’avarizia tipica delle genti lucchesi.

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Anche soltanto dieci centesimi ( di queste monete ne servono ben dieci o undici per prendere un semplice caffè )  possono costituire una discreta sommetta per un lucchese tirchio come il sottoscritto; una sommetta da non trascurare se sbadatamente cade in terra e da subito non la si individua.

Se non si rinviene subito la monetine, non rimane che armarsi di badile e piccone dandosi da fare per ritrovarla.

A mali estremi, estremi rimedii.

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Tirchiaggine fossilizzata lucchese

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M’en caschi dieci centesimi in tèra.

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Ha’visto vando ‘un trovi la ròba?! 

O induve saran fenuti? 

Sicchè mira che ti rimiro ‘un c’era verso di trovalli! 

Ma lascialli lì , noe! Io lai!

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Si dice a Lucca:

”Da avelli a ‘un avelli en vénti ( centesimi )”

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Allòra hó principiato a scava’ che , culo ha vorsuto, appuntellato canto ir baluardo, c’era ‘n badile e ‘n piccon.

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Corpi come la rena. 

Le gente, che passaviin e guardaviin; avran ditto :

“Lullì ‘un deve batte tanto pari!”

Ma tanto alla fine, chie è più duro, vincie!

Ho fatto ‘na sudata e mi son concio péggio der maiale, però l’ho trovi!

No, che dici, l’avevo a lascia’ lì ?

A scava’ a Lucca vien fòri di tutto…

Aradii, bei, lattine, cotani un fottio….

 Anco ‘ tappini de’succhi di frutta come me li dava la mi’ śia bonanima.

“Lo vòi ir succhin?”

“No śia, l’ho preso prima”

“Lo vòi ir succhin?”

“No śia, l’ho preso prima, me l’hai dato te!”

“Lo vòi ir succhin?”

“No śia, l’ho già ripreso prima”

“Lo vòi ir succhin?”

“Va ben śia!”

La mi śia era ‘n popo’ arterosclero!

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Ho trovo anco dell’òssi, roba tipo ‘n can ma più grosso.

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“Io lai! Che c’han sottèro? Un vitello?”

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C’erin de pensionati che com’han visto scava, che dirai, en viensuti a corsa ( permododidì ).

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“Tièlla méglio la vanga!”

“È ‘n cinghiale!”

“Danni cor ginocchio a lèva!”

“È ‘na vorpe!”

“Facci ir sette nella polca!”

“È la mi’prima móglie!”

“Dev’esse’ varcosa della SIPpe…”

“No, è ‘r gasse!”

“Oddio, riamenta la bolletta!”

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Alla fine, erino ossi d’un dinosauro lucchese dell’era di Noiartriental.

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Ho tappato tutto di volata, avessiin a denunciammi le Bellarti starei lustro!

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Storiella vernacolare di fantasia

de Il Lustro

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Ricostruzione di uno scavo curata da Marcella Parisi per il laboratorio di preistoria e archeologia sperimentale presso la rassegna Lucca Bimbi

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Versione 🇮🇹 

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Mi sono caduti a terra ben dieci centesimi!

Non so se avete presente quando vi cadono le cose… 

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Dove saranno mai finiti?

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Quindi, guardando e riguardando, non vi era modo di rinvenire detta moneta.

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Però non era il caso di rinunciare ( a tale fortuna ), per diamine!

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Fortuna ha voluto che, appoggiato al muro di un baluardo ( delle mura urbane ), vi fossero un badile ed un piccone ( attrezzi da scavo ) e che quindi potessi io iniziare a scavare ( per cercare di ritrovare quanto mi apparteneva ).

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Scavavo tanto duramente con colpi di piccone e badile che le persone di passaggio si soffermavano a guardarmi pensando tra se:

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“ Quel tizio deve esser folle! “

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Ma come dice quel detto che recita “Chi la dura la vince” alla fin fine, se pur sudando sette camicie e sporcandomi come un animale nella stalla, l’ho avuta vinta ritrovando il soldo.

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Pensavate forse che avrei rinunciato al mio denaro?!?

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Compiendo degli scavi a Lucca si possono trovare le cose più disparate: radioline, lombrichi, lattine, grandi ciottoli di fiume in quantità…

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Persino i tappi di alluminio con cui negli anni ‘80 venivano chiuse le bottigliette dei succhi di frutta, quelle bevande che la mia zia, oggi purtroppo defunta, mi offriva da bambino.

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“Vuoi un succo di frutta, nipotino mio?”

“No, grazie. Ne ho appena bevuto uno.”

“Vuoi un succo di frutta?”

“No zia, ho appena bevuto quello che tu mi hai offerto”

“Vuoi un succo di frutta?”

“No zia, l’ho appena preso”

“Vuoi un succo di frutta?”

“Va bene zietta.”

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Mia zia soffriva di una lieve aterosclerosi dovuta alla senilità…

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Dicevo, che scavando, ho rinvenuto tra gli altri oggetti, delle ossa simili a quelle canine ma di dimensione maggiore.

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“Per diamine! Cosa mai avranno sotterrato in questo luogo? Che sia addirittura un vitello?”

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Durante i miei lavori di scavo e vedendomi trafficare, erano per così dire accorsi un gruppetto di anziani pensionati, assiepandosi attorno a quell’improvvisato cantiere.

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E questi, come spesso capita, commentavano il mio operato ipotizzando sull’identità dei reperti dicendo:

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“Brandisci correttamente quella vanga!”

“Ritengo che le ossa fossero di un cinghiale!”

“Per vangare meglio, utilizza il ginocchio come punto su cui far leva con il manico del badile”

“Che si tratti di una volpe?”

“Ricava nel terreno un varco fatto a 7 così come facevano i contadini negli orti da vangare!”

“Sono i resti della mia prima moglie defunta” ( pronunziato ironicamente )

“ A mio parere potrebbero essere degli apparati della vecchia società telefonica nazionale”

“ Secondo me invece sono apparati della società fornitrice del metano”

“Confidiamo che, con questi scavi straordinari, non vi siano ulteriori incrementi nelle già onerose fatture di fornitura delle utenze domestiche!!!”

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Concludendo le varie valutazioni più o meno plausibili, stabilimmo che le ossa lì rinvenute dovessero appartenere ad un dinosauro autoctono vissuto in un’era indefinita ( quella “secondo noi altri “ ).

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In fretta e furia ricoprii gli scavi, appagato del ritrovamento dei miei soldi.

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Soprattutto, ho cancellato ogni traccia, per non incorrere in una possibile denuncia da parte degli organi sovrintendenti questa materia, cosa che mi avrebbe assai ulteriormente inguaiato.

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il Lustro
dario.barsotti@hotmail.it
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