Poettino a Viareggio

Poettino a Viareggio

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Ma che c’entra Poettino/Puettin coi sui fichini, con il mare e Gabriele D’Annunzio?

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Pochettino ma anche Poettino, Poghettino, Puettin…Ma chi era? Compagno delle nostre tante favole bambore…

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Facciamocelo però dire, visto che bambori non lo siamo più da qualche anno, nientemeno che da Lorenzo Viani. Nato a Viareggio nel 1882 e morto a Lido di Ostia nel 1936. Pittore, incisore, scrittore e poeta, nei suoi racconti intreccia trame anche con personaggi a noi noti e non si fa scrupoli ad usare termini del Vernacolo di Lucca e della sua Viareggio.

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E qui coinvolge addirittura Gabriele D’Annunzio.

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Io ovviamente faccio un riassunto.
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Gabriele D’Annunzio e la novella di Poettino (tratto da Il cipresso e la vite di Lorenzo Viani)
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Erano i tempi in cui, dal molo di Viareggio, era abbastanza comune veder veleggiare una piccola barca bianca con scritto in nero, a poppa, il nome di “Poettino”.
E toccò proprio, in una tranquilla e placida mattina, a questo barchettino carico di Autorità di Viareggio, salpare verso Motrone, in quel di Marina di Pietrasanta. Al timone c’era Cecco di Pistellino, ovvero il costruttore del Poettino. e, fa notare il Viani, “Se quel guscio di noce si fosse capovolto la città sarebbe rimasta senza timone per qualche tempo…”
Però con Cecco andavano sul sicuro perché il suo capolavoro lo faceva volare….
Là, ad aspettare, c’era nientemeno che il Vate, Gabriele D’Annunzio.
In quel tempo al vecchio teatro Politeama si recitava la tragedia “La figlia di Jorio” e la nostra “crema” invitava il Poeta che ovviamente ne era ben contento.
Fu scorto sul pontile, al sole, con la sua pelle abbronzata. La barca attraccò alla palafitta del ponte di Motrone e lì il sindaco fece l’invito.
Il Poeta fu colpito dalle minuscole proporzioni della barchetta e manifestò il desiderio di condurla. A lui l’onore del timone! E mentre si divertiva fra le onde, fu lì che notò:
“Poe-tti-no, Poettino….” e chiese schiarimenti su quel nome strano.
“È una fola che le nostre donne raccontano ai ragazzi l’inverno nel canto del fuoco….
“Narratemela.”
Al più giovane della comitiva, Oreste Molinelli, toccò il compito di raccontare al poeta la novella di Poettino, …”il quale una volta, spazzando la casa, trovò un centesimo. E cominciò a dire:
“Se ci compro le noci, bisogna che tiri via il guscio; se ci compro le pesche, bisogna che tiri via la nocciola; se ci compro le ciliege, bisogna che tiri via il gambo….
Poettino finì col comperarsi i fichi; poi, gettato via il gambo, avvenne il miracolo della pianta del fico nato carico di frutti in una notte, le insidie del “Mago” quando Poettino era sulla pianta a farsi una bella panciata di fichi, la vittoria del Mago che prende Poettino a un tranello e lo chiude in un sacco e la rivincita di Poettino che scappa dal sacco e lo riempie di sassi che, rovesciati dal Mago nella caldaia bollente, la spaccano ed egli si scotta e maledice e impreca….
Fine della novella, quasi tutta d’un fiato per l’emozione.
E il Viani chiede a Oreste:
“E cosa disse il Poeta quando tu avesti finito di raccontargli la novella?”
“Disse: Poettino merita una laude”.
“Avrà detto una lode…” obbietta il Viani.
“No, no, disse proprio una laude.”
Il massimo encomio che la Novella di Poettino abbia mai avuto…..

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di Giuseppe Pardi

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il Lustro
dario.barsotti@hotmail.it
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