La Frutta

La Frutta

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Avevo un’amico a cui piaceva la frutta…

o meglio, l’amava a tal punto da doversene sempre circondare.
Se ne procurava di tutti i tipi e colori, la disponeva nella fruttiera e lì la contemplava per ore.
Fragole, pere, ananas, mele, banane, uva, manghi, albicocche, papaye … ogni specie era importante e indispensabile nel suo quadro.
Non ricordo se fosse per compensare un qualcosa, tipo mancanza d’affetto o di altro, neanche se mi avesse mai detto che questa sua ossessione derivasse da quello che aveva passato o da un vizio.
Sta di fatto che la frutta non voleva mai che mancasse nella sua casa.
Oltre ad ammirarla in estrose composizioni da lui stesso imbandite, sapeva distinguerne il profumo dei singoli pezzi e, neanche a dirlo, il dolce sapore e la morbida o solida consistenza della polpa.
Era capace di cibarsi per giorni soltanto di frutta, mai mescolandola in artificiose insalate, ma sempre gustandone gli elementi da soli, senza far preferenze, evitando le distrazioni del caso.
Ad un certo punto questa mania cessò.
Così come si era generata dal niente e nei giorni, nei giorni e nel niente svanì.
L’ultimo frutto che egli mangiò fu un’arancia, per giunta in parte marcita.
Ne tolse la parte guastata e mise in bocca il restante.
Fu un gran bel mangiare, zuccherino e succoso, fragrante perfino, benché a nulla condusse il mio amico.
La frutta, questo è logico, deperì.
La casa ne aveva una tale abbondanza che sarebbe bastata per un mese a cibarsi di essa soltanto, ma lui più se ne servì nè per sentirne il profumo nè, tantomeno, per alimentarsene.
Dopo le fragole per prime marcirono le banane, poi le pere, poi la parte malata delle pere contaminò le mele e così tutto, in un soffio, andò alla malora.
Ricordo che allora mi disse:
“ La frutta, mio giovane amico -al tempo avevo 16 anni- , è stata per me una grande passione…un amore come può esistere per una donna o per l’arte o la musica o i peperoncini ornamentali… e gli amori, le passioni, l’arte e tutto in questa vita, qui comprendo i peperoncini ornamentali, soffre di una ineluttabile scadenza.
La caducità delle passioni e il guastarsi degli attimi in cui ne godiamo hanno il gran merito di farci più pienamente apprezzare di esse.”

Concluse dicendo :

 

“ per capire d’aver amato,

bisognerà d’aver perso”

e perdette .

 

de Il Lustro

il Lustro
dario.barsotti@hotmail.it
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