BAR SCUOLA

  -Stai? -Stó! - -Come sei messo? - Son lì! - La briscola da bar è forse la maggiore delle pratiche immanenti post-aristoteliane e trascendenti post-platoniane che si praticano nel mondo contemporaneo. - I giocatori si dividono in due categorie, distinte dalle coppie-squadre, identificabili in trascendenti e immanenti. - I primi consegnano il susseguirsi della partita...

[caption id="attachment_1143" align="alignnone" width="204"] Una storica Osteria che prende il nome di un personaggio da bar: “ Il Baralla morì senza assaggialla”[/caption] - Tipi, Stereotipi e Artisti da Bar - - Se esiste un “tipo da bar” questo sarà necessariamente un fatalista , un navigatore del mare immenso che è la...

- C’era uno al bare di nòme Germano che sempre era vissuto ne’ nostri pòsti ancho se un popo’ di mondo l’avea visto faciendo ir camionista.  - E quel giorno lì invió a racconta’ di vella vorta che ir treno lo fecin deraglia’ a Mologno...

“Ho studiato poco e appreso al bar” - - I BAR di paese, ma anche quelli “cittadini”, conservano, o meglio conservavano sicuramente fino agli anni ‘90, una propria cultura tipica e originale. Parola impegnativa “cultura”; forse sarebbero preferibili termini come “pseudocultura” o “controcultura” poiché, per quanto discusso al bar,...

“Un vino” Perché non saprei più  Cos’altro bere Dopo tanti caffè A ricordarmi che - “‘Un vivo” Proprio non so più  Cosa significhi parola Dopo tanti giorni Per dimenticare  - “Un viso” Il tuo,  che colmava i miei occhi, Ogni pensiero  Il respiro stesso E questo bicchiere Non più colmo di - “Un vino”. - [caption id="attachment_908" align="alignnone" width="768"] Un vino rosso ( o nero ) delle...

[caption id="attachment_935" align="alignnone" width="1024"] Bucoschi o Bukowski di Lucca, nei giardini alla stazione ferroviaria.[/caption] -

Bucoschi e Pareto

- Sortito dar comodo s’era lavo le zampe davanti perché aveva cambiato l’acqua al merlo e era educaszion lavassele ( ancho se lo sciaqquon ‘un l’aveva tiro ).
Doppo s’era misso a sedé ar su pòsto e aveva principiato co’ su discorsi a randello sur lavoro sottopòsto, che potevino sembrà un popo’ da comunista. Ar bare erin guasi tutti più der Duce ma a lu’ un ni fregava mi’a, nessuno lo poteva contraddì sennò era péggio perché ‘un’ismetteva più...
Insomma principió...
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Indate a lavorà, vai ! Peori! Che lo diceva ancho Bukowski che fa male lavorà, che ingrettisce l’omo, ni leva la libertà e l’ompaurisce per nulla...; ‘r pòsto fisso è ‘na fissa vostra e state lì a favvi piglià per ‘r culo perché avete paura d’esse’ licenśiati...”

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E lù, che ‘un si sapeva qual’era il su’ lavoro e s’avesse mai lavorato, era uno de’ tanti che ti dicevi “ Di che camperà?”
Lo vedevi ogni tanto ar bare, vando sulle Mura a légge, ma sempre senśa fa una semplice e a fumassi le su sigarettacce che puzzavino.
Noiartri giovanotti, ma doppo ancho i vecchi, ni s’era messo nòme “Bucoschi”come quello ameri’ano  briaone puttaniere de’ libri che leggeva lu’...
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“ Che vorà dì arśassi alle séi colla svèglia che ti dice che devi mangià a forśa, vestitti e litigà colle machine per la via, per indà a lavorà per varcun’artro? Che po’ ni devi dì ancho graśzie se ti tiene! Lo sapete che diceva Pareto? Che l’ottantapercento de’ sordi dell’ingresi ce l’han ir ventipercento dell’omini perché ‘r venti delle cause doverebbe fa’ l’ottanta e passa dell’effetti.

Qui va tutto a’ rovescio! Bisognerebbe lavorà 2 e riposassi 8 opperlomeno pensà un popo’ all’omo, che ‘un è fatto solo per lavorà, ma ancho per ista’ da sé, per ricercassi e istudià, per istà con quell’artri omini e aiutassi, no tirà sempre avanti alla méglio o a mettisi di meśzo o a mètte da parte i quatrini e comprà robba ch’un serve...”

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C’aveva veste teorie vì, Bucoschi, capellone, barbone, lavassi si doveva lavà pogo perché era sempre vestito uguale, estat’inverno colli scarponi.
Secondo lu’, doppo ave’ lavorato dieci-dodiciòre, levato ‘r tempo per mangià, per lavassi e vestissi, ‘r tempo che si guida la machina, la television e ‘r telefano, l’ott’ore che si doverebbin dormì ci restava davero pogo per l’omini e ver pogo si stava ancho agganghiti.
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Ar bare no!  ar bare 'un si stava agganghiti:

 fancaśzisti, nullafacienti, pelandroni, certifi’ati della mutua, gente che si facevin mantené da su pa’ o su ma’, briaoni, gio’atori d’azzardo, arangioni truffaldini, rubbapolli ce n’era un fottìo... un po’ d’ogniché....
ma tutta gènte ganza che a Bucoschi ni garbava!
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Po’ smise di venì, o forse cambió bare e andò in uno dove c’era gènte “meglio”.... “méglio” per mododidì.
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Da urtimo l’hó rivisto ner giardino davanti alla staśzion de’ treni, sempre cor su’ giornale, a fumassi le su’ sigarettacce...
ma òra ‘un è più neancho lì.
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[caption id="attachment_1193" align="alignnone" width="300"] Una delle tante poesie d’amore scritte dal nostro Bucoschi[/caption]

“Ora che stavo benino Sincieramente ‘un volevo morì” - Diceva il Moriani tra un chiodino e quell’artro ( e lu’, li voleva col Campari e basta...