Alla Frusa

Alla Frusa

La mitica Frusa in via Cenami

Alla Frusa

Chi bofonchia sul sagrato?

Santi, moccoli e Madonne!

Ce n’è ancho pe’ le donne

Pare ‘n matto scatenato!

Ma di omo ‘un è ‘na voce

Più di gola e neancho stretta

Liti’a pe’ ‘na sigaretta 

N’han negato et è feróce.

Dai, si guarda chi discore?

Pria ch’arivino le guardie

Presto, córi che c’indiamo!

Quella vecchia tutta cuore

Ch’ha percorso curve ardue

È la Frusa col Toscano.

La popolarissima Frusa, che fu donna di vita lavorando anche sulle mura quando ancora erano carrabili, si muoveva per la citta accompagnandosi, al suo fianco e mai inforcandola, di una biciclettaccia su cui trasportava i sacchetti con le sue cose.

Chiamata anche ” Cosce di ferro ” per la possente e mascolina muscolatura delle gambe, aveva un carattere assai irascibile e talvolta offendeva i passanti specie quelli che gli negavano qualche spicciolo o una sigaretta.

Seduta al bar era difficile per gli esercenti non offrigli la bevuta che già aveva ordinato pur non avendo da pagare.

Famose le sue sceneggiate sguaiate e blasfeme ed il suo inveire contro i “bamboretti” che, a dir suo, avevano a stare a casa senza far troppi casini.

Il terrore di tutti i passanti, specialmente delle donne, non importa de vestissero abiti di chiesa, che apostrofava come donne di facili costumi.

Una donna che se ne infischiava di tutti, guardie comprese, cantandosi “soavemente” le sue canzoni e facendo i suoi “intimi” ragionamenti udibili a distanza di qualche isolato.

Di carattere duro e solitario riusciva a stupire per la dolcezza con cui si rapportava al suo fidanzato, soprannominato “il Toscano”, un omino di bassa statura e gran fumatore, che con lei poteva anche litigare violentemente ma sempre la proteggeva da tutto e tutti.

il Lustro
dario.barsotti@hotmail.it
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