La Lucca dei quartieri:la Tata di Pelleria

La Lucca dei quartieri:la Tata di Pelleria

Non credevo che il paradiso

Fosse solo al primo piano

(Faber)

Era abitudine ignobile e vigliacca che i ragazzotti quasi-uomini,  i “giovinotti” per intendersi, andassero a infastidire le donne di strada, le prostitute, facendo perder loro del tempo, per “discorrere”, non per altro…

E queste erano distribuite un po’ nella città, un po’ sulle mura ancora carrabili, un po’ allo stadio o nella periferia.

Andavano così “per ruzzare”, per negoziare, veder la mercanzia , ridere goliardicamente tra amici del bar.

Non che fosse una cosa di cui andar fieri,  però era il modo di approcciarsi alla vita, alle donne e alla sessualità in un periodo, parliamo degli anni ‘70 e ‘80, in cui la pornografia non era stata ancora sdoganata e diffusa in massa dalla televisione e dal web e ancora si percepiva l’intimità con molti limiti e tabù.

Rappresentava una valvola di sfogo, un diversivo per concludere la serata, per prendersi in giro e ricordare poi questi momenti in modo comico e grottesco.

E le donne di vita, personaggi molto conosciuti e popolari, nel senso che facevano parte integrante del popolo, erano molto amate e legate al territorio e al quartiere. 

Tra queste donne la Frusa, detta “cosce di ferro” per la possente muscolatura, la Troncausci, che, nel dopoguerra, si appartava negli androni dietro i portoni dei palazzi e la Tata, donna piccolina ma corpulenta, che risiedeva in via Pelleria.

Capito’ una volta che dei ragazzotti, andati a infastidirla, scacciati prima da lei poi dal suo protettore, cercassero di fuggire a quest’ultimo rifugiandosi in Pelleria. E lì trovarono ad accoglierli gli abitanti del posto che li “gonfiarono ben bene” affinché gli servisse da monito e non si permettessero più di “dar noia” alla beneamata Tata.

Parliamo della Lucca di qualche decennio fa che era divisa in quattro quartieri della gente, tutti molto vivi, frenetici e caratterizzati da personaggi, artisti, bottegai e artigiani.

Piazza, che era l’area dell’Anfiteatro, San Frediano e il “centro”del centro di Lucca era la zona dei commerci, il mercato della città e i suoi abitanti i piazzaioli.

Bastardo, il nucleo intorno a San Francesco, un luogo un po’ malfamato e di confino.

Cittadella, la zona più povera e popolata, orbitava dietro la Manifattura Tabacchi da piazzale Verdi al Tribunale.

Poi c’era Pelleria, un quartiere dinamico colorato di botteghe, depositi, drogherie, mercerie, laboratori di falegnami, fabbri, decoratori e restauratori.

La Lucca pre-napoleonica aveva tre accessi: San Pietro, Santa Maria e San Donato. Porta Sant’Anna, detta “Porta Nuova” essendo l’ultima a esser stata aperta, era ancora un varco meno importante, San Jacopo fu aperta nel 1831; Al centro storico si accedeva dalle altre Porte e la stessa via San Paolino, su cui oggi si orienta il traffico proveniente da ovest, non era poi così importante; la Pelleria era il reale punto di riferimento in cui trovare ogni genere e necessario, dagli alimenti al vestiario. Fillungo e altre vie più nobili, erano privilegio di pochi acquirenti più altolocati.

In quest’area si viveva in strada, le porte di casa erano aperte, e le strade chiassose finché c’era luce. Alla sera si stendevano le seggiole sul ciottolato e si vegliava fino a tardi ed era un po’ come una grande famiglia dove tutti ci si conosceva e chiamava per nome. Il Bar Patria, vicino alle carceri cittadine, era il luogo d’incontro dove prendere un vino o un caffè e Da Giulio si poteva mangiare un bel piatto di tordelli, l’ansuppa o la bistecca co’fagiolini.

I quattro quartieri erano spesso in disputa e orde di ragazzini si azzuffavano quotidianamente con scazzottate, sassaiole o “pellicciate”. 

La pelliccia non era altro che una zolla di terra, radici e erba “svelta”, cioè divelta, dai poggi delle Mura Urbane. La versione cittadina della “ghiova” di campagna, zolla di terra arata, essiccata e indurita dal sole ( da cui il detto “esser duri come le ghiove” cioè poco inclini all’apprendimento ). Entrambe erano armi da lancio che, grazie alla gravità se scagliate dall’alto, e alla forza di braccia del guerriero avevano un effetto molto doloroso sul bersaglio.

Non c’erano coltelli e pistole e tutto si risolveva a quattr’occhi, come avviene per strada, se pur in modo talvolta violento, ma con molta civiltà.

il Lustro
dario.barsotti@hotmail.it
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