Sul costume lucchese e il Ciornia

Sul costume lucchese e il Ciornia

Sul costume lucchese e il Ciornia

( quello del Cavallo )

Tra Amore, Merda, Soldi

L’amore sacro 

L’amor profano

( Faber )

 

Si rischia d’esser blasfemi o scurrili a trattare ( e accostare ) determinati argomenti come “amore, merda e soldi”. 

Ma la “mosca bianca” Lucca, religiosa, nobile, moderata e città d’arte, un po’ di toscanità deve pur averla mantenuta e quindi il “parlar grasso e colorito” un po’ appartiene anche ai lucchesi che più volte, dalla critica antica a Curzio Malaparte, sono stati apostrofati come “avari” e “merdaioli”.

Quanto agli escrementi questi rappresentavano un vero è proprio business tanto che il concime organico, prelevato addirittura anche nelle pubbliche latrine, depositato in botti e trasportato su barrocci, veniva poi portato nelle campagne e province limitrofe.

Da “botti” si dice bottino ( il concime ) e da “perugino” ( probabilmente un uomo che arrivava da Perugia che era delegato all’assaggio ) si estende a “perugino” che si usa anch’esso per indicare il concime stesso.

E l’argomento “merda” viene spesso dibattuto dai lucchesi anche a tavola, dove il bon-ton non lo consiglierebbe, ma piace tanto e fa spesso sorridere… 

Il “quanto vai” , “come vai” e “dove vai” sono un andare prettamente “corporale” , poi ci sono barzellette, aneddoti,discorsi “a bischero” e tanto altro.

La morale è un po’ cambiata e se per le generazioni precedenti il lavoro e l’esser laboriosi erano il metro per misurare se un uomo era onesto e “in gamba”, per noi persone d’adesso è purtroppo il “soldo” a imperversare. 

“Méglio puzza’di merda che di povero”  – si dice 

e questo è forse un esempio della corruzione di questi tempi moderni.

Si usa anche dire, dei bimbetti quando sono pieni di “mauli” ( ematomi o escoriazioni ) e “cròste” ( coaguli di sangue) , di “sembrare il cavallo del Ciornia”, il quale aveva sette piaghe tutte sotto la coda.

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Il Ciornia, personaggio della Lucca nei decenni di inizio ‘900, sembra fosse proprio un commerciante di liquami e che con questi traffici si fosse arricchito spropositatamente.

Il suo cavallo, quello con cui trainava il barroccio e la pesante botte  doveva esser parecchio testardo e ingestibile perché si rifiutava spesso d’obbedire e si infischiava degli urli e delle frustate con cui il Ciornia cercava di comandarlo.

Col “bottino” lucchese il commerciante aveva accumulato un vero e proprio “bottino” inteso come tesoro e sembra fosse divenuto ricchissimo tanto che, in occasione dello sposalizio della figlia, festeggiato con un pranzo di gala a cui parteciparono molti VIP dell’epoca ( in un hotel centralissimo) confessò di aver consegnato come dote ben un milione per puppora.

Le “puppore” in Lucchesia sono i seni delle donne che sono due ( è evidente ! ) quindi la dote consisteva in ben due milioni di lire del tempo.

Certamente una gran somma per l’epoca!

A proposito di … seni!

La “Pupporina” è invece un dolcetto con una ciliegina nel centro che somiglia un capezzolo e fa sembrare il prodotto ad un seno.

La “Pupporona” è la donna raffigurata in una statua che intitola, solo nel gergo lucchese, la piazza San Salvatore dove ha sede la Misericordia di Lucca.

Questa Naiade, ninfa dell’acqua voluta da Lorenzo Nottolini per la bella e centralissima fontana, ha un piccolo seno scoperto però viene comunque definita “pupporona” cioè “donna dai grandi e opulenti seni”.

A Lucca “si fa con poco” questo è noto…

V’è poi un modo di dire ( sembra della provincia pisana )che a Lucca le donne abbiamo tre puppore, due standard per allattare i figli e una terza per il denaro. Questo perché sono parsimoniose e attente all’economia domestica ma anche perché, per gli uomini che cercavano moglie a Lucca, era facile trovare una sposa di famiglia assai ricca e benestante.

“Una Puppora bòna” è invece intesa come una “fonte inesauribile”; può essere usato per fonte di reddito o altri tipi di flusso benefico e abbondante ( cibo, bevande, informazioni…).

E l’amore?

L’amore c’entra sempre. 

Nei tempi antichi il matrimonio aveva il limite del censo; i disgraziati si sposavano con i disgraziati, i ricchi con i ricchi, i nobili con i nobili.

Le potenti famiglie che governavano la repubblica oligarchica lucchese celebravano matrimoni per rafforzare il proprio prestigio, le proprie finanze, il proprio potere politico, scongiurare guerre e mantenere così “in salute”

Il proprio casato e la propria discendenza. Si dicevano “consorterie” le lobbies tra famiglie vincolate da uno o più legami di matrimonio che si “associavano” per incrementare il proprio prestigio.

La consorteria dei Quartigiani, alla quale apparteneva anche la famiglia Diversi,  fu titolare della Torre delle ore cittadina. 

Il matrimonio più importante a Lucca?

Probabilmente quello tra il padrone di Lucca Paolo Guinigi e Ilaria del Carretto. L’uomo rimasto vedovo perché la peste del 1400 lo aveva privato della prima  moglie Maria Caterina Antelminelli convolò a seconde nozze con Ilaria, donna di un casato savonese ricchissimo se pur non più giovanissima ( ben 24 anni, assai per il costume dell’epoca).

Ilaria, raffigurata nella celebre statua di Jacopo della Quercia, morì dando alla luce la secondogenita Ilaria.

Il Guinigi ebbe poi altre due spose anch’esse morte durante il parto.

il Lustro
dario.barsotti@hotmail.it
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