Il Menghino di Viareggio

Il Menghino di Viareggio

Mesi fa, trovandomi per caso a visitare la mostra del pittore di Pavullo, Gino Covili, ho subito una specie di dejavu, una sensazione di “familiarità“, un ricordo che non riuscivo a mettere a fuoco.

Il particolare di un dipinto di Gino Covili

Proprio quest’oggi, trovandomi per lavoro a Viareggio ed entrando nell’ufficio di un cliente,  ho finalmente ricollegato il tutto…

Cosa si potrà mai scoprire nell’ufficio di un cantiere navale della Darsena di Viareggio?

Evidentemente anche un dipinto, alto e largo qualche metro, tanto quanto una parete, del pittore e scultore Giovanni Lazzarini detto, nell’ambiente carnevalaro di cui fece parte, “Menghino”.

I lavoratori della darsena viareggina, sullo sfondo il “cavalletto” o carroponte dei cantieri SEC.

Cosa mi ricordava in Covili? 

Non lo stile, troppo diverso, benché entrambi i pittori, Covili e Lazzarini, utilizzassero varie tecniche e avessero modificato il proprio stile nel corso della loro crescita pittorica. 

Neanche i soggetti, Covili rappresentava giovani soldati, contadini, lavoratori del mondo rurale e delle sue colline mentre Menghino dipingeva essenzialmente i lavoratori delle fabbriche ( che a Viareggio sono soprattutto cantieri navali… ) ed i pescatori.

Cosa allora? 

Un po’ gli OCCHI, quelli stanchi dalle ore di lavoro e un po’ rassegnati…occhi simili a quelli degli animali, gli animali da lavoro e da soma ma anche quelli del bosco che hanno imparato a esser diffidenti dagli uomini, temendoli.

Soprattutto le MANI, mani nodose, ossute, muscolose, evidentemente sproporzionate ( molto più che nel David di Michelangelo ), mani da lavoratori, mani che portano il pane in casa ai numerosi figli che li attendono intorno al focolare.

Un altro mega-dipinto di Giovanni Lazzarini

Se per Covili queste mani erano una specie di tronco, di ramo, di legno ( perché proveniva dai boschi dell’Appennino Tosco-emiliano ) per Lazzarini potrebbero essere forse le gomene, le corde delle navi del porto, gli attrezzi che utilizzavano i mastri d’ascia e gli artigiani che, lavorando alle imbarcazioni,  lottavano ogni giorno per tornare a casa incolumi dai rischi che si insidiavano nei malsicuri cantieri navali di inizio secolo.

Ho letto in giro che il tema di Lazzarini è l’alienazione dovuta al deteriorarsi della dimensione umana.

Il Cristo dipinto su tavola: la croce della chiesetta in Darsena

Sicuramente un suo motivo costante è il popolo, il lavoro ed i lavoratori.

Non a caso Giovanni Lazzarini, di ideologia vicina alla sinistra, quella della contestazione di fine anni ‘60, era molto sensibile ai temi sociali e fedele ai personaggi storici come il Che o Mao; emblematico il suo carro, di cartapesta, dal titolo “Arriva Mao” a significare satiricamente, con un gattone rosso da primo premio, un ritorno improbabile della sinistra politica.

La pesciaia

Una gran produzione pittorica, iniziata con la rappresentazione delle darsene e delle marine per arrivare, più maturo, ad uno stile più popolare che rappresentasse la gente nei suoi aspetti più semplici e quotidiani.

In giro si trovano affreschi o quadri, molti di gran dimensione ( forse a significare una dedica alle masse che potessero ammirarli e ammirarvisi ) ed anche sculture.

Un viareggino illustre dalle origini popolari come lo stesso carnevale rappresentato nella sua città che in più occasioni lo ha tributato per la sua opera ed il suo amore per Viareggio.

il Lustro
dario.barsotti@hotmail.it
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