La fata turchina di Bagni di Lucca e Pinocchio di Collodi

La fata turchina di Bagni di Lucca e Pinocchio di Collodi

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…Spuntò dalla finestra una bella bambina dai lunghi capelli turchini:
“Nessuno abita un questa casa. Tutti sono morti, io stessa lo sono.”

Cap.XV da “Le Avventure di Pinocchio”

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Un dipinto di Michaela Kasparova

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Le colline tutte della Val di Lima sono luoghi magici e incantati, densi di elementi ed energia.
La storia antica che li permea si perde nella notte dei tempi, nelle tradizioni e rituali dei popoli celtici ed anche dei più “autoctoni” etruschi.
I romani sono “faccenda” recente, di “appena” 2000 anni fa, più facilmente documentabile e, di sicuro, maggiormente inquadrabile anche da un punto di vista religioso e culturale.
Ciò che avveniva prima e così le credenze, i miti, gli aspetti leggendari, si alternava tra la venerazione di idoli naturali, il sacrificio animale , le pratiche tra il paganesimo e lo stregoneria e la più banale scaramanzia.

La diffusione del cristianesimo ha poi ridimensionato queste celebrazioni apportando un credo ufficiale ed unitario che, per quanto dogmatico,forte e capillare, non ha completamente represso molti dei miti, delle leggende e delle abitudini preesistenti.
Gli abitanti delle montagne, da sempre più isolati e reticenti al nuovo, hanno mantenuto alcuni aspetti dei precedenti retaggi; vuoi per il forte e radicato legame dei racconti coi luoghi, vuoi per una sorta d’orgoglio che è simbolo di appartenenza ad una terra e alle sue tradizioni…

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È pensiero diffuso tra molte persone del luogo che i boschi siano luoghi un po’ magici e che, per questo motivo, siano popolati da esseri strani .

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Il Linchetto nostrano è uno di questi, quanto agli gnomi, agli animali mitologici, ai diavoli e alle streghe ( detti “streghi” ) ne sono stati avvistati un po’ in ogni dove.
Alla semplice visione o miraggio si è talora aggiunta l’esperienza extrasensoriale del dialogo con essi , cosa che lascia pensare e che apre a tutta una serie di teorie che qui non è il caso di elencare.
Tra gli esseri fantastici censiti come abitanti dei boschi delle nostre colline troviamo, neanche a dirlo, anche le fate.
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Le fattispecie maggiormente diffuse sono in sostanza due; una “fata-vecchina” e una “fatina-volante”.
La prima è un’anziana sconosciuta signora dispensatrice di buoni consigli, conforto ed aiuto, che appare alla gente di paese , come in un sogno, per svanire prima che se ne accerti l’effettiva esistenza.
La seconda, molto simile alla popolarissima Trilly del cartoon Peter Pan, è un essere femminile di piccole o piccolissime dimensioni, semi-svestito, iridescente, dotato di ali vibranti e recante tra le mani una micro-lanterna o dei fiori.
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Nel comprensorio di Bagni di Lucca, sulla strada che porta a Casabasciana, sorge un paesello fatto di poche case, Sala, il cui toponimo, di derivazione longobarda, significa “luogo in cui si amministra la giustizia”.
La peculiarità di questa frazione è di avere un bosco magico, il “bosco delle fate”.
Non solo il paese detiene quest’area, ma un po’ tutti i pochi abitanti hanno uno stretto legame con le fate ed è quasi automatico, parlando di fate, che si nomini Sala.
Una tradizione orale fatta del passaparola tra nonno e nipote mantiene vivo il ricordo di leggende locali come quella che vuole che il giorno delle fate sia per San Giovanni, giorno corrispondente al solstizio d’estate, in cui queste si libererebbero nell’aria svolazzanti. Altre versioni vorrebbero che, sempre nella stessa astrologica data, fossero i tanti “streghi” del posto ( pensiamo anche a quelle di Prato Fiorito ) a finire spinti da un soffio nel fuoco per qui rinascere come fate.
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È il 1800, il secolo in cui Bagni di Lucca è grandiosa, un’autentica perla in Europa per tutta l’aristocrazia ed il Gotha mondiale; una meta irrinunciabile per i nobili, i letterati e gli artisti che qui si stabiliscono nei mesi estivi, soggiornano nelle case di amici, affollano i tanti alberghi ( più di 80 ), le esclusive terme e le sale da gioco. Sono gli anni in cui il popolino però è ancora piccolo , un po’ affamato e sballottato tra i vari padroni; un primo pugno di uomini parte per andare a cercar fortuna lontano da casa, alcuni recandosi oltreoceano altri invece migrando nel nord del vecchio continente. Sono queste le compagnie dei figurinai, artigiani del gesso, che armati di stampi, materiali e colori esportano un po’ della loro arte per pochi soldi.
Molti rimangono e saranno raggiunti dai familiari, altri tornano e portano con se anche storie, racconti e leggende che arrivano da lontano, da oltre le Alpi.
La tradizione di gnomi, elfi, folletti e fatine ha infatti forte radici nelle terre che furono dei celti ed è sicuro che una forte contaminazione, una nuova suggestione “fatata”, sia arrivata nella Mediavalle anche dopo tale periodo.
Questi nuovi miti si andranno a sommare a quelli esistenti arricchendoli o comunque confermando gli esseri magici locali.
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Così è anche per le fate benché una “casa delle fate”, a Bagni di Lucca, fosse già presente.
Era questa una casa che, nella prima metà del XIX secolo, fu identificata dagli abitanti come tale poiché vantava un triste primato…

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Il torrente Camaione che discende dai Monti di Villa, era un tempo più copioso nella sua portata sfociando, come oggi, nel fiume Lima di Ponte a Serraglio quasi ortogonalmente rispetto alla Villa Pieri ( oggi Fiori )
Nella sua gola umida e buia insistevano non poche basilari casette; un manipolo di abitazioni popolane che nella loro vicinanza si andavano quasi a confortare nella misera esistenza dei loro abitanti .

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“Pinocchio andò diritto diritto alla casa della Fata che era su quattro piani… bussò ancora e il battente di ferro divenne un’anguilla che sparì nel rigagnolo”. ( cap. XXIX )

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Questo ambiente malsano e non baciato dal sole, associato alle condizioni di malnutrizione ed all’impossibilità di curarsi da malattie oggi innocue o scomparse mieteva agli inizi dell’ 800 numerose vittime.
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Accadde che tutti i nati di una casetta, per vari decenni, non sopravvissero oltre i venti anni. Questo drammatico record di morti in tenera età si accanì su quelle famiglie che la abitarono infierendo così crudelmente così come soltanto la Vita talvolta riesce a fare.
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Una maledizione?
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Una casualità?
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Una causa chimica o medica comunque oggettiva che per quel tempo era inspiegabile?
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Sta di fatto che gli abitanti del posto nominano la sfortunata dimora come “la casina delle fate” e che la triste e maledetta vicenda che la “infesta”, balza alle cronache non solo locali ( le chiacchiere di paese e pettegolezzi da bar ) ma assume un’ eco piuttosto importante .
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Una storia più inquietante di un romanzo del terrore, un dramma che neanche il più bravo degli attori saprebbe rappresentare al teatro. Una vicenda così spaventevole e misteriosa che uno scrittore “locale” come Carlo Lorenzini difficilmente si sarebbe lasciato sfuggire…
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Le righe sopra citate del XV capitolo del libro per bambini “Le avventure di Pinocchio” hanno un tratto davvero da brivido e rispecchiano un gusto gotico da pieno periodo romantico già ampiamente diffuso in Inghilterra e quindi anche nella “britannica” Bagni di Lucca.

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Mi ricordano molto il dialogo di un film del 1999:

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Ora voglio dirti il mio segreto… … …
Vedo la gente morta… … …
Vanno in giro come le persone normali…”
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dal film “Il sesto senso” di M.Night Shyamalan
tra Haley Joel Osment e Bruce Willis

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de Il Lustro

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il Lustro
dario.barsotti@hotmail.it
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