08 Apr L’ Adieu
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Chissà quanti amori sono nati sulle mura di Lucca o sono stati vissuti all’ombra dei suoi alberi e sull’erba dei baluardi.
Molti di questi amori potrebbero essere terminati un giorno lasciando quella tristezza e malinconia che solo le grandi storie possono scaturire.
Da che mondo è mondo il luogo più romantico per antonomasia è Parigi con i suoi bellissimi viali alberati;
la stagione più malinconica è invece l’autunno con i colori di fuoco delle foglie che cadono parlando di una fine, la fine dell’estate.
Se Parigi ha i suoi romantici boulevard ( mi verrebbe da dire non ha i “baluard” ma sarebbe una battuta pessima ) Lucca ha le sue splendide mura e, forse per le sue piazze con i tavoli all’aperto e , forse per gli antichi edifici immutati nel tempo, poco ha da inviadiare alla capitale francese in quanto a peculiarità, bellezze e storia. Non so se i protagonisti di questo mio dipinto e storia di fantasia fossero lucchesi ma amo pensare, vuoi per orgoglio lucense o per “romanticheria” che fossero dei parigini , i tanto antipatici cugini della capitale francese, che per una volta avessero scelto lo splendido scenario delle mura d’autunno per inscenare l’epilogo di una grande storia d’amore.
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L’adieu
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Ciascun loro addio aveva rappresentato uno strappo, una lacerazione nel profondo del cuore e dell’anima, un affronto alla sorte che li aveva fatti miracolosamente incontrare ed uno spregio all’Amore stesso... Altre volte l’intervallo che li aveva tenuti lontani era durato soltanto poche notti poiché impossibile era per loro il viver divisi come la terra si nutre dell’acqua e l’acqua, risalendo nell’aria, dalla terra si genera. Stavolta sapevano entrambi che sarebbe stato diverso. Non ci sarebbe stato un ritorno, un ritrovarsi, il dirsi che non sarebbero potuti viver distanti. Il tempo di voltarsi significò comprendere di esser persi e di aver perso. Chiusero così la loro immensa storia nel modo peggiore, il più doloroso ovvero ancora amandosi. Intanto, ai lati del camminamento, le foglie colore del fuoco si erano stese come una morbida coperta che attutiva ogni rumore. . . de Il Lustro
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