30 Ago Preghiera in agosto e altre poesie di Valelapena
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“Valelapena” è lo pseudonimo di una scrittrice lucchese davvero eclettica; autrice di romanzi e poesie la scopro ora anche illustratrice di quel grande messaggio che è l’interiorità o conflitto interiore, sentimento assai difficile a contenersi, sentimento che richiede d’esser dominato con più strumenti
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Lustro
PREGHIERA IN AGOSTO
Ti prego, non farmi impazzire.
Ovunque tu sia,
se sei davvero qualcosa
o qualcuno
o tutt’e due e chissà che altro,
se adesso mi vedi,
e se non adesso ieri,
o domani,
o se passerai a darmi un’occhiata la settimana prossima
perché in questi giorni fa troppo caldo
o perché c’è gente molto più interessante di me
con cui dividere un po’ del tuo tempo
ma passerai,
verrai comunque e mi troverai
qui seduta,
e sudata,
e stanca,
ti prego, non farmi impazzire.
Toglimi il pane
i vestiti
la forza
fammi cadere i denti
fammi cadere i capelli
fammi cadere sui sassi
e che esca tutto il sangue che hai deciso
e poi rubami le scarpe,
fammi camminare a piedi nudi
sulla neve che brucia
o disperdimi
nel bel mezzo di un deserto che conosci solo tu
e lasciami lì a costruire
castelli di sabbia
che il vento spazzerà via
un attimo dopo
ma ti prego, non farmi impazzire.
Se impazzisco non sarà mai completamente.
Tra cento lampioni fulminati
uno si abbarbicherà alla corrente,
e nel bel mezzo della Geodica di notte,
subito dopo il cartello per Perelli,
tra i brufoli del cemento sotto il cavalcavia,
la mia follia sarà illuminata a giorno.
Ti prego, non farmi impazzire.
Ti darò il mare,
svuoterò le tasche
e ti consegnerò i centesimi di felicità che mi restano.
È tutto quello che ho.
No, non è vero.
Ho ancora la mia penna,
una Bic col tappo sgranocchiato
e l’alito blu sbiadito:
prendimela, se vuoi.
Ruba i miei versi,
lasciami a secco di parole.
E poi sarò davvero nuda.
E vuota,
e inutile,
e niente.
Ma ti prego.
Non farmi impazzire.
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Valelapena
BIANCA
C’è una donna accartocciata
sotto il giorno appena nato
se ne sta in un angolo del marciapiede
quello più dimenticato
con la testa tra un ginocchio ed una mano
Bianca non puoi essere tu
là seduta contromano
Bianca dimmi che non c’è niente di vero
Bianca quello è un corpo nero
Bianca sembri un sacco della spazzatura
non ci vengo fino a lì, mi fai paura,
quello lì non è il tuo viso,
ora canto una canzone
e allora tu comparirai dalla stazione
con il tuo zainetto in spalla
e verrai verso di me col tuo sorriso
e il tuo passo di farfalla,
Bianca adesso mi son fatto più vicino
non sei tu, dai non è vero,
non sei tu che vomiti sullo scalino
non sei tu che sputi sangue e puzzi vino
sputi il sesso
dell’ennesimo maiale di stanotte
forse ti ha anche preso a botte
Bianca cosa ti è successo
Bianca eri così bella
torna indietro, vieni via,
Bianca andiamo a casa mia,
apriremo la finestra
e dalla sponda del mio letto
aspetteremo che una stella
venga a spegnersi sul tetto
sono serio,
Bianca esprimi un desiderio
come quando eri bambina,
Bianca non ti riconosco
Bianca dolce, piccolina
ora sono qui a due passi
che ci fai lì in mezzo ai sassi
e ai calcinacci,
sembri un fiore in cimitero
sulla tomba di nessuno
vieni qui, pulcino nero,
voglio solo che mi abbracci,
dammi un bacio, solo uno,
Bianca tu devi scappare
non è questa la tua vita
Bianca tornerai ad amare
Bianca no, non è finita.
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Valelapena
LA CAMPANA DI VETRO
Sono in una campana di vetro,
ho gente davanti
ho gente di dietro
e nessuno qui sotto,
più volte ho provato
a picchiare il confine
che separa me
da voi tutti quanti
ma niente si è rotto,
mi chiedo perché,
sembra vetro fine
somiglia al cristallo
e invece è cemento,
hanno intonacato
qualsiasi speranza
d’uscita
e così resto in stallo,
in pausa con questa mia vita,
guardando la vostra che avanza
lì fuori,
correte tra i fiori
bevete le stelle
potete toccarvi l’un l’altro la pelle
e sentirne il calore,
potete annusarvi
e fare l’amore,
e io vorrei darvi
notizia che esisto,
vorrei procurarmi quel visto
che apre le porte del mondo
e non so come fare,
questa mia campana non mi fa passare,
la picchio coi pugni e ho perso la voce
però non la sfondo,
per quanto io gridi
rimango qui in croce,
rimango una lucciola dentro a un bicchiere.
Il mio bel bagliore
morrà dietro queste barriere,
e mentre tu ridi
aspettando il soldino
che ti donerò domattina,
io dono al destino
la mia intermittenza,
e piango per questa bambina
che tra poche ore
di luce e di vita si troverà senza.
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Valelapena
VELENO
Bianca piano,
dove vai così di fretta,
stai attenta a correr su per la scaletta
non c’è neanche un corrimano
in questa lurida stazione
non c’è niente,
dai rallenta che potresti scivolare
tanto qui non c’è più gente
e non ti vedrà nessuno
solo io,
Bianca per l’amor di Dio
cosa fai, cosa raspi lì vicino
alla panchina?
Ho capito, piccolina,
vuoi fumare,
stai cercando un mozzicone,
ché una cicca ce l’avevi
e l’hai dovuta barattare
per due euro in più con quello zoticone
che ti ha preso stamattina
contro un muro di cemento,
quel bastardo non è neanche stato attento
a non farti troppo male
ma era uguale,
tanto tu non lo vedevi
e forse neanche l’hai sentito
cosa pensi,
mio papavero appassito,
cosa pensi in quei momenti
me lo dici?
Bianca mia,
Bianca, Bianca,
ma davvero non sei stanca
di tutta questa follia?
Dove sono i tuoi amici,
non lo sanno che hai bisogno di una mano?
Come pure quel ragazzo,
quello che diceva t’amo
alla mia Bianca
dov’è ora, perché manca?
Bianca no,
Bianca non puoi raccattare quella cosa
calpestata tra gli sputi
e poi mettertela in bocca,
tra quelle tue labbra rosa,
ma che dico, l’hai già fatto,
la mia voce non ti tocca
sei veloce come un gatto
quando lo vuoi accarezzare
e per dispetto
salta sopra il primo tetto.
Bianca ora che hai fumato
dove vai?
Perché inciampi tra i rifiuti?
Io ti seguo senza fiato
Bianca io divento pazzo
Bianca ascolta, non lo fare
Bianca amore, morirai,
morirai per quel veleno
bianco come la tua pelle
e nero come le scodelle
dove mangiano i maiali
(ecco senti, arriva il treno)
non si ferma ma è lo stesso
pensa a un posto che ti piace
e ti ci porto, l’ho promesso,
Bianca tu sei una farfalla
non puoi stare in una stalla
nella merda, nel pattume,
non aprire quella busta
Bianca apri le tue ali
puoi volare sopra il fiume!
Ed invece voli in bagno
dentro al piscio di uno stagno
e io resto qui di schiena.
Ma perché sei così ingiusta
Bianca io non son capace
di guardare questa pena.
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Testi poetici e bozzetti di Valelapena
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