Preghiera in agosto e altre poesie di Valelapena

Preghiera in agosto e altre poesie di Valelapena

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“Valelapena” è lo pseudonimo di una scrittrice lucchese davvero eclettica; autrice di romanzi e poesie la scopro ora anche illustratrice di quel grande messaggio che è l’interiorità o conflitto interiore, sentimento assai difficile a contenersi, sentimento che richiede d’esser dominato con più strumenti

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Lustro

 

PREGHIERA IN AGOSTO

 

Ti prego, non farmi impazzire.

Ovunque tu sia,

se sei davvero qualcosa

o qualcuno

o tutt’e due e chissà che altro,

se adesso mi vedi,

e se non adesso ieri,

o domani,

o se passerai a darmi un’occhiata la settimana prossima

perché in questi giorni fa troppo caldo

o perché c’è gente molto più interessante di me

con cui dividere un po’ del tuo tempo

ma passerai,

verrai comunque e mi troverai

qui seduta,

e sudata,

e stanca,

ti prego, non farmi impazzire.

Toglimi il pane

i vestiti

la forza

fammi cadere i denti

fammi cadere i capelli

fammi cadere sui sassi

e che esca tutto il sangue che hai deciso

e poi rubami le scarpe,

fammi camminare a piedi nudi

sulla neve che brucia

o disperdimi

nel bel mezzo di un deserto che conosci solo tu

e lasciami lì a costruire

castelli di sabbia

che il vento spazzerà via

un attimo dopo

ma ti prego, non farmi impazzire.

Se impazzisco non sarà mai completamente.

Tra cento lampioni fulminati

uno si abbarbicherà alla corrente,

e nel bel mezzo della Geodica di notte,

subito dopo il cartello per Perelli,

tra i brufoli del cemento sotto il cavalcavia,

la mia follia sarà illuminata a giorno.

Ti prego, non farmi impazzire.

Ti darò il mare,

svuoterò le tasche

e ti consegnerò i centesimi di felicità che mi restano.

È tutto quello che ho.

No, non è vero.

Ho ancora la mia penna,

una Bic col tappo sgranocchiato

e l’alito blu sbiadito:

prendimela, se vuoi.

Ruba i miei versi,

lasciami a secco di parole.

E poi sarò davvero nuda.

E vuota,

e inutile,

e niente.

Ma ti prego.

Non farmi impazzire.

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Valelapena

 

 

BIANCA

 

C’è una donna accartocciata

sotto il giorno appena nato

se ne sta in un angolo del marciapiede

quello più dimenticato

con la testa tra un ginocchio ed una mano

Bianca non puoi essere tu

là seduta contromano

Bianca dimmi che non c’è niente di vero

Bianca quello è un corpo nero

Bianca sembri un sacco della spazzatura

non ci vengo fino a lì, mi fai paura,

quello lì non è il tuo viso,

ora canto una canzone

e allora tu comparirai dalla stazione

con il tuo zainetto in spalla

e verrai verso di me col tuo sorriso

e il tuo passo di farfalla,

Bianca adesso mi son fatto più vicino

non sei tu, dai non è vero,

non sei tu che vomiti sullo scalino

non sei tu che sputi sangue e puzzi vino

sputi il sesso

dell’ennesimo maiale di stanotte

forse ti ha anche preso a botte

Bianca cosa ti è successo

Bianca eri così bella

torna indietro, vieni via,

Bianca andiamo a casa mia,

apriremo la finestra

e dalla sponda del mio letto

aspetteremo che una stella

venga a spegnersi sul tetto

sono serio,

Bianca esprimi un desiderio

come quando eri bambina,

Bianca non ti riconosco

Bianca dolce, piccolina

ora sono qui a due passi

che ci fai lì in mezzo ai sassi

e ai calcinacci,

sembri un fiore in cimitero

sulla tomba di nessuno

vieni qui, pulcino nero,

voglio solo che mi abbracci,

dammi un bacio, solo uno,

Bianca tu devi scappare

non è questa la tua vita

Bianca tornerai ad amare

Bianca no, non è finita.

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Valelapena

 

 

LA CAMPANA DI VETRO

 

Sono in una campana di vetro,

ho gente davanti

ho gente di dietro

e nessuno qui sotto,

più volte ho provato

a picchiare il confine

che separa me

da voi tutti quanti

ma niente si è rotto,

mi chiedo perché,

sembra vetro fine

somiglia al cristallo

e invece è cemento,

hanno intonacato

qualsiasi speranza

d’uscita

e così resto in stallo,

in pausa con questa mia vita,

guardando la vostra che avanza

lì fuori,

correte tra i fiori

bevete le stelle

potete toccarvi l’un l’altro la pelle

e sentirne il calore,

potete annusarvi

e fare l’amore,

e io vorrei darvi

notizia che esisto,

vorrei procurarmi quel visto

che apre le porte del mondo

e non so come fare,

questa mia campana non mi fa passare,

la picchio coi pugni e ho perso la voce

però non la sfondo,

per quanto io gridi

rimango qui in croce,

rimango una lucciola dentro a un bicchiere.

Il mio bel bagliore

morrà dietro queste barriere,

e mentre tu ridi

aspettando il soldino

che ti donerò domattina,

io dono al destino

la mia intermittenza,

e piango per questa bambina

che tra poche ore

di luce e di vita si troverà senza.

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Valelapena

 

VELENO

 

Bianca piano,

dove vai così di fretta,

stai attenta a correr su per la scaletta

non c’è neanche un corrimano

in questa lurida stazione

non c’è niente,

dai rallenta che potresti scivolare

tanto qui non c’è più gente

e non ti vedrà nessuno

solo io,

Bianca per l’amor di Dio

cosa fai, cosa raspi lì vicino

alla panchina?

Ho capito, piccolina,

vuoi fumare,

stai cercando un mozzicone,

ché una cicca ce l’avevi

e l’hai dovuta barattare

per due euro in più con quello zoticone

che ti ha preso stamattina

contro un muro di cemento,

quel bastardo non è neanche stato attento

a non farti troppo male

ma era uguale,

tanto tu non lo vedevi

e forse neanche l’hai sentito

cosa pensi,

mio papavero appassito,

cosa pensi in quei momenti

me lo dici?

Bianca mia,

Bianca, Bianca,

ma davvero non sei stanca

di tutta questa follia?

Dove sono i tuoi amici,

non lo sanno che hai bisogno di una mano?

Come pure quel ragazzo,

quello che diceva t’amo

alla mia Bianca

dov’è ora, perché manca?

Bianca no,

Bianca non puoi raccattare quella cosa

calpestata tra gli sputi

e poi mettertela in bocca,

tra quelle tue labbra rosa,

ma che dico, l’hai già fatto,

la mia voce non ti tocca

sei veloce come un gatto

quando lo vuoi accarezzare

e per dispetto

salta sopra il primo tetto.

Bianca ora che hai fumato

dove vai?

Perché inciampi tra i rifiuti?

Io ti seguo senza fiato

Bianca io divento pazzo

Bianca ascolta, non lo fare

Bianca amore, morirai,

morirai per quel veleno

bianco come la tua pelle

e nero come le scodelle

dove mangiano i maiali

(ecco senti, arriva il treno)

non si ferma ma è lo stesso

pensa a un posto che ti piace

e ti ci porto, l’ho promesso,

Bianca tu sei una farfalla

non puoi stare in una stalla

nella merda, nel pattume,

non aprire quella busta

Bianca apri le tue ali

puoi volare sopra il fiume!

Ed invece voli in bagno

dentro al piscio di uno stagno

e io resto qui di schiena.

Ma perché sei così ingiusta

Bianca io non son capace

di guardare questa pena.

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Testi poetici e bozzetti di Valelapena

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il Lustro
dario.barsotti@hotmail.it
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