Il carnovale a Lucca

Il carnovale a Lucca

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Il carnevale è una festa di origine pagana derivante probabilmente dalle diosiniache greche o dai saturnali romani che prevedevano un temporaneo scioglimento dagli obblighi sociali e dalle gerarchie per lasciare il posto ad un periodo di scherzi e mascherate.

 

Il termine ‘carnevale’ non ha una spiega-zione univoca: c’è chi lo fa derivare al latino carnem levare (eliminare la carne) indicando il banchetto che si teneva il martedì grasso, subito prima del periodo della Quaresima contraddistinto da digiuno ed astinenza.

 

C’è pure chi sostiene che possa derivare dalla carnualia (giochi campagnoli) o dalla lo-cuzione carrus navalis (nave su ruote) in quanto i primi carri allegorici erano appunto imbarcazioni.

 

Le prime testimonianze dell’uso del vocabolo “carnevale” (detto anche “carnevalo” o “carnovale”) ci vengono da alcuni testi del 1200 e da alcune novelle del lucchese Giovanni Sercambi del 1400.

 

L’inizio del periodo carnevalesco è tradizionalmente fissato al giorno successivo alla domenica del Battesimo di Gesù e finisce il martedì precedente il mercoledì delle ceneri che segna l’inizio della Quaresima.

 

I festeggiamenti maggiori avvengono appunto l’ultimo martedì (chiamato martedì grasso) che è il giorno di chiusura dei festeggiamenti.
Il carnevale da sempre è festa di popolo ed anche a Lucca in passato era una festa di grande importanza.

 

Sin dal medioevo risulta che in questi giorni i nobili fossero soliti festeggiare con spettacoli teatrali, banchetti, feste e balli in cui spendevano cifre sproporzionate per abiti e maschere.

 

Il Governo lucchese, con le sue severe Leggi suntuarie (che proibivano l’uso di gioielli e vesti troppo costose, non ha mai visto di buon occhio questa festività ma niente poteva contro il desiderio popolare di fare festa e divertirsi prima della triste Quaresima.

 

Dal 1700 il carnevale lucchese prevedeva una sfilata di grandi carri allegorici che percorrevano Via dei Borghi fra ali di folla festante.

 

Nel 1820 la Duchessa Maria Luisa di Borbone, per offrire una miglior passeggiata per i carri delle maschere, decise di far chiudere un tratto del fosso pubblico com-preso fra la discesa del Baluardo S.Colombano e quella del Baluardo S. Paolino .

 

La nuova strada si chiamò Via del Fosso Coperto e, proprio perché sede del corso mascherato, in seguito divenne Corso Garibaldi.

 


Sembra strano ma i grandi corsi dei carri viareggini nacquero a Lucca e solo nel 1840 questa sfilata fu “esportata” a Viareggio che la fece subito sua rendendola famosa nel mondo quindi vedere, quest’anno, le maschere di Viareggio a Lucca altro non sarà che un ritorno all’origine.

 

Oltre alle maschere ed ai coriandoli il nostro carnevale era caratterizzato dal gioco del calcio.

 

Il gioco, molto simile a quello tuttora giocato a Firenze, era allestito dal Governo dell’Antica Repubblica nella zona detta di Piaggia Romana (odierno Giardino Botanico) nei pressi del Campo Bondone (che era il cimitero per gli eretici ed i condannati a morte).

 

Il gioco della palla era molto apprezzato dai lucchesi che lo praticavano sin dall’antichità: pensate che Castruccio Castracani riuscì ad entrare nelle grazie del Re d’Inghilterra nel periodo del suo esilio in cui visse a Londra proprio per le sue ca-pacità nel gioco della palla.

 

Sin dal 1500 il Governo di Lucca era solito stanziava ben 100 fiorini d’oro per le spese organizzative del grande Torneo del carnevale.
Il gioco si svolgeva su più giornate fra due squadre composte da 150 giocatori ciascuna!!

 

I calcianti (così si chiamavano i giocatori) delle due squadre indossavano giubbe di colori diversi e la gara consisteva nel gettare un pallone oltre la fine del campo della squadra avversaria.

 

Erano partite simili a quelle dell’attuale rugby in cui tutti i colpi, però, erano permessi a condizione che fossero portati a mani nude.
Il torneo iniziava con un corteo che vedeva le squadre percorrere le vie del centro precedute da mu-sici e tamburi ed era aperto da un personaggio particolare chiamato Baricca che in pratica era un buffone vestito con un abito per metà dei colori di una squadra e per metà con i colori dell’altra.

 

Il Baricca era una sorta di maschera tipica lucchese che precedette di 200 anni il più famoso Burlamacco viareggino ed è l’unica maschera propria della nostra città descritta e citata nei documenti uf-ficiali della Repubblica.

Il pubblico affluiva numerosissimo: si narra che tutti i cittadini che erano tal-mente coinvolti da provocare spesso risse e scontri : infatti proprio le continue risse portarono alla morte delle gare che furono interrotte nel 1730 per poter garantire la sicurezza dei cittadini.

 

In città si continuò a festeggiare il carnevale con feste danzanti molto popolari fino all’ultimo dopo-guerra quando le serate carnevalesche erano animate da veglioni presso i principali circoli cittadini come quello dei Cacciatori (con sede in p.za Grande), quello della Pantera (Via Buia) e quello degli Ufficiali (via S. Andrea). Molto esclusivo ed atteso (i cui inviti erano ambitissimi) era il “Veglione della Stampa” che si teneva all’interno del Teatro del Giglio la cui platea veniva liberata dalle poltroncine per consentire la danza.

 

L’evento più atteso però restava il “lunedì delle maschere” quando i membri dei vari circoli si sfidavano nel “passo delle maschere” una sort di corteo a tema in cui le maschere sfilavano per la città spostandosi da un veglione all’altro.

 

Poi i carnevale a Lucca si è andato spegnendosi poco a poco restando vivo solo per i più piccoli nel Carneval Fratta che per qualche decennio ha cercato di proseguire l’antica tradizione delle feste popolari.

testo e immagine di:

Massimo Baldocchi

 

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il Lustro
dario.barsotti@hotmail.it
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