Il primo bar a Lucca

Il primo bar a Lucca

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Questa bevanda di origine orientale venne importata in Europa verso la metà del XVII secolo e si ha notizia di un Caffè Pucci in piazza S. Giusto fin dal 1720.
Alla metà del Settecento i due caffè principali erano di Pellegrino e di Tommaso Mallegni, uno in Piazza San Michele davanti alla loggia del Podestà o Palazzo Pretorio detto della Fortuna e l’altro in Canto d’Arco (di fronte alla chiesa di San Cristoforo) chiamato della Concordia, entrambi con una clientela altolocata; ci sono tracce del Caffè di Bastiano in corte Sbarra, quello di Filippo Lorenzi alla Loggia dei Mercanti, Caffè di Jacopo in piazza Cittadella e di quello dei Nannini in via Pozzotorelli ( l’attuale via Vittorio Veneto tra piazza san Michele e piazza Napoleone ) oltre altri che via via venivano aperti come per esempio Caffè del Bizzarrino in via Buia o Cristofano Furieri alla Fratta o Luigi Lembi alla Pantera.
Alla metà del Settecento le botteghe di caffè in tutta Lucca erano 7 o 8 e rimasero tali fino ai primi dell’Ottocento, ma il migliore fu quello del Mallegni alla Loggia che per la sua ubicazione fu il più frequentato dalla nobiltà fino a che, diventato Caffè del Grotta decadde con la fine dell’aristocrazia diventando il caffè dei vetturini e delle persone di piazza mentre divenne primo un Caffè nuovo, aperto in via Fillungo tra la Torre delle Ore e piazza dei Mercanti da parte di un certo Marracci, dove prima c’era un stalla, chiamato del Buon Gusto. Successivamente il Marracci rilevò il Caffè Benelli in Pozzotorelli che divenne poi Dinucci e infine il famoso Savoia all’angolo con via Vittorio Emanuele.
Intorno al 1840 il Caffè della Loggia, poi “Del Grotta” passò nelle mani di uno svizzero, Giorgio Juon, che prima era garzone al Caffè Torcigliani vicino al Decanato in Piazza San Michele, e poi titolare di un piccolo Caffè in Piazza dei Cocomeri. Nel 1875 suo figlio Andrea lo riaprì completamente trasformato negli arredi divenendo il più elegante e frequentato della città.
Nel 1857 in Via Fillungo, di fronte a piazza San Frediano, Giovanni Luzzi aprì il Caffè Filarmonico poi Caffè Elvetico, ritrovo di patrioti.
Un discorso particolare è d’obbligo per l’Antico Caffè delle Mura che ha sempre rappresentato una piacevole sosta nelle passeggiate dei lucchesi sulle mura; fu costruito nel 1840 in posizione più avanzata rispetto ad oggi, poi demolito e ricostruito nel 1885 nella posizione attuale.
Ma il Caffè più glorioso e famoso fino ad oggi, fu il Caselli, oggi Di Simo, tranquillo ambiente borghese della Lucca fine Ottocento. Situato a metà di via Fillungo se ne ha notizia nel 1846 quando ci fu un incontro tra artisti e letterati. Prese la sua precisa fisionomia di caffè letterario ed artistico quando fu gestito da Carlo Caselli e più ancora quando, nel 1902, passò al figlio Alfredo, amico fedele di Giovanni Pascoli tanto che fu lui a provvedere alle onoranze funebri del poeta quando questi morì.
Grazie ad Alfredo, dalla fine del secolo fino all’immediato dopoguerra 1915-1918 sono passati dal Caffè i migliori nomi dell’epoca: da Pascoli a Catalani, a Mascagni, da Giacomo Puccini a Giacosa, Giosuè Carducci, Gabriele D’Annunzio.
Per quanto riguarda Puccini si narra che buona parte della “Bohème” sia stata composta nella saletta del mezzanino del Caffè; fu senza dubbio il padre di Alfredo, Carluccio Caselli, a fornire a Puccini la traduzione italiana della “Vie de Bohème” di Murger.

 

(Testo trovato sul web senza indicazione della fonte)

di Enzo Puccinelli

 

il Lustro
dario.barsotti@hotmail.it
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